Mi chiamo Clara, ho 12 anni e ho iniziato a mangiare meno in terza elementare per piacere ad un ragazzo che mi prendeva in giro. Così è iniziata la mia storia di anoressia. La prima cosa che ho fatto è stata togliere i condimenti, ottenendo subito come risultato quello di dimagrire.
Pensavo che era meglio morire piuttosto che aumentare di peso. Non andavo più fuori a mangiare perché non potevo mangiare la quantità che volevo. Un giorno sono stata costretta da mia mamma ad entrare in un Ospedale per guarire da questa malattia. Io non volevo stare lì perché non mi trovavo bene né con la dottoressa né con le infermiere. Erano troppo duri nei miei confronti, mi dicevano che non miglioravo mai e quindi mi aumentavano la terapia, cioè mi riempivano il bicchiere fino all’orlo di integratore e se non bastava mi facevano le flebo. Se chiedevo se ero aumentata di peso non mi rispondevano; secondo me avevano il timore che noi ci spaventassimo e che quindi rifiutassimo di mangiare. Dovevo fare tutto quello che dicevano loro anche se non mi piaceva, non potevo più andare a scuola o uscire a divertirmi ed ero sempre giù di morale. Io non volevo essere chiamata anoressica perché per me di questa malattia soffrono le persone che vogliono assomigliare alle modelle e non pensano a vivere, ma solo ad essere magre. Ci sono stati momenti in cui rinfacciavo a mia madre che desideravo morire piuttosto che continuare la cura. Mia mamma era molto preoccupata per me, si sentiva in colpa perché pensava di avermi dato poche attenzioni.
Ed è così che mia madre ha scoperto il Centro Psiche e ho iniziato a frequentare il Day Hospital. Durante il primo colloquio, ho conosciuto la responsabile di questo Centro, che mi è stata immediatamente simpatica e da cui mi sono sentita subito capita. In questo Centro ho trovato un ambiente di cura accogliente, durante i colloqui con la dottoressa non mi sentivo giudicata se mangiavo o non mangiavo. Potevo raccontarle tutto quello che volevo, mi sentivo libera e tranquilla. Trascorrevo del tempo anche con un'altra psicologa, che mi faceva disegnare, giocare e divertire… Ogni volta che andavo inventavamo qualcosa di nuovo, una volta ho preparato i biscotti al cioccolato per la festa della mamma! Ero felice quando arrivavano i giorni della settimana in cui dovevo andare da loro. Ricordo che in uno degli ultimi incontri ho disegnato dei profitterols dicendo che ne avrei mangiati a dozzine. Solo alcuni mesi prima pensavo che sarebbero stati un incubo per la mia linea e una bomba di calorie infinite. Nel giro di pochi mesi ho quindi iniziato a pensare che non volevo essere anoressica, ma che volevo ricominciare a vivere. Adesso penso che l’anoressia sia una malattia stupida.
Pensavo che era meglio morire piuttosto che aumentare di peso. Non andavo più fuori a mangiare perché non potevo mangiare la quantità che volevo. Un giorno sono stata costretta da mia mamma ad entrare in un Ospedale per guarire da questa malattia. Io non volevo stare lì perché non mi trovavo bene né con la dottoressa né con le infermiere. Erano troppo duri nei miei confronti, mi dicevano che non miglioravo mai e quindi mi aumentavano la terapia, cioè mi riempivano il bicchiere fino all’orlo di integratore e se non bastava mi facevano le flebo. Se chiedevo se ero aumentata di peso non mi rispondevano; secondo me avevano il timore che noi ci spaventassimo e che quindi rifiutassimo di mangiare. Dovevo fare tutto quello che dicevano loro anche se non mi piaceva, non potevo più andare a scuola o uscire a divertirmi ed ero sempre giù di morale. Io non volevo essere chiamata anoressica perché per me di questa malattia soffrono le persone che vogliono assomigliare alle modelle e non pensano a vivere, ma solo ad essere magre. Ci sono stati momenti in cui rinfacciavo a mia madre che desideravo morire piuttosto che continuare la cura. Mia mamma era molto preoccupata per me, si sentiva in colpa perché pensava di avermi dato poche attenzioni.
Ed è così che mia madre ha scoperto il Centro Psiche e ho iniziato a frequentare il Day Hospital. Durante il primo colloquio, ho conosciuto la responsabile di questo Centro, che mi è stata immediatamente simpatica e da cui mi sono sentita subito capita. In questo Centro ho trovato un ambiente di cura accogliente, durante i colloqui con la dottoressa non mi sentivo giudicata se mangiavo o non mangiavo. Potevo raccontarle tutto quello che volevo, mi sentivo libera e tranquilla. Trascorrevo del tempo anche con un'altra psicologa, che mi faceva disegnare, giocare e divertire… Ogni volta che andavo inventavamo qualcosa di nuovo, una volta ho preparato i biscotti al cioccolato per la festa della mamma! Ero felice quando arrivavano i giorni della settimana in cui dovevo andare da loro. Ricordo che in uno degli ultimi incontri ho disegnato dei profitterols dicendo che ne avrei mangiati a dozzine. Solo alcuni mesi prima pensavo che sarebbero stati un incubo per la mia linea e una bomba di calorie infinite. Nel giro di pochi mesi ho quindi iniziato a pensare che non volevo essere anoressica, ma che volevo ricominciare a vivere. Adesso penso che l’anoressia sia una malattia stupida.
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