Il broncio del bambino allo stadio: web e tv ridono

Il piccolo tifoso dei Giants è imbufalito: la pallina di baseball finisce sugli spalti ma non è lui a prenderla, bensì una ragazza davanti. E allora mette in scena un repertorio di smorfie che non passano inosservate neanche ai commentatori in tv. I quali non possono fare a meno di riderci sopra. Ma c'è il lietofine: siccome la sequenza era andata in replay sul maxischermo dello stadio, uno stewart poco dopo ha consegnato un'altra pallina al ragazzino. Finalmente felice



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LA RICERCA Nel lettone con mamma e papà "Nessuna conseguenza per i bebè"

Secondo uno studio dell'università di New York, se il bambino passa la notte 'in mezzo' ai genitori non c'è alcun effetto psicologico. Per riabilitare il "co-sleeping" i ricercatori hanno seguito 944 coppie senza rilevare alcuna differenza comportamentale tra chi dormiva da solo e chi no di SARA FICOCELLI

ROMA - Nei primi mesi di vita del bambino i genitori farebbero qualsiasi cosa pur di farlo smettere di piangere. Spesso, a meno di non avere a che fare con un piccolo Attila, la soluzione per calmarlo è portarlo a dormire nel lettone. Per anni pediatri e psicologi hanno sconsigliato ai genitori il "co-sleeping", convinti che questa abitudine danneggiasse l'intesa sessuale della coppia e l'educazione dei figli. Eppure molti bambini, fino alla metà del secolo scorso, hanno dormito con mamma e papà, spesso per motivi economici. L'usanza, secondo due studi del 2006, appartie al 93% dei bambini fra i tre e i 10 anni, per ragioni unicamente affettive. Oggi una ricerca della Stony Brook University di New York, pubblicato su Pediatrics, riabilita quest'usanza così dura a morire, sostenendo che abituare i bambini a dormire tra le lenzuola che odorano di mamma e papà non comporti per loro alcun effetto collaterale. "Madri dello stesso livello sociale educano i bambini esattamente nello stesso modo - spiega la coordinatrice della ricerca Lauren Hale - indipendentemente dal fatto di farli dormire con sé o no". Lo studio ha preso in esame 944 coppie non abbienti con un figlio di un anno, monitorandone nel lungo periodo la situazione psicologica e le abitudini legate al sonno. Dai dati è emerso che i bambini che avevano dormito nel lettone avevano raggiunto lo stesso livello di sviluppo comportamentale e cognitivo di quelli che avevano sempre dormito da soli. L'Associazione americana di pediatria si è sempre schierata contro il co-sleeping nei primi mesi di vita spiegando che quest'abitudine aumenta il rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante, che colpisce nel primo anno di vita ed è tutt'ora la prima causa di morte tra i piccoli nati sani, ma la Hale precisa che "la scoperta non è in contrasto con queste raccomandazioni, perché lo studio si è concentrato su bambini che avevano già compiuto un anno". Ci sono tuttavia pro e contro legati al bed-sharing. Secondo alcuni pediatri favorisce l'allattamento al seno e migliora il rapporti tra madre e figlio, secondo altri stressa i genitori e stravolge le abitudini del bambino, facendolo sentire a disagio quando è costretto a dormire da solo. "Attraverso il lettone - spiega lo psicologo Maurizio Brasini - scorrono i momenti cruciali del ciclo vitale di una famiglia. Prima sarà il talamo di due amanti, poi un pancione occuperà una parte dello spazio comune, e poi ancora si trasformerà in nido. Il letto è uno spazio importantissimo ma è sempre e comunque solo un letto. L'importante, come al solito, è l'equilibrio che si instaura all'interno della famiglia".
Già qualche anno fa Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra, consigliò ai genitori di respingere l'opinione dominante e permettere ai bambini di dormire nel lettone sino ai cinque anni, affermando come questa abitudine renda più probabile che diventino degli adulti calmi, sani ed emotivamente equilibrati. Autrice di una ventina di libri sulla psicologia dell'infanzia, la Sunderland presentò la sua teoria nel saggio "The Science of Parenting" ("La scienza di fare i genitori"), basato sulle conclusioni di 800 studi scientifici. Secondo la psicologa, abituare i bambini a dormire da soli già a poche settimane di vita (uso comune ad esempio negli Stati Uniti, dove solo il 15% dei bambini può addormentarsi con mamma e papà, la percentuale più bassa del mondo) è anzi dannoso, perché la separazione dai genitori aumenta il flusso di ormoni dello stress, come l'idrocortisone.

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scienza_via_libera_al_co-sleeping-19597348/

La bomba

hippo dancing la bomba by azul azul



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Diario di un cane

Settimana 1:Oggi, è una settimana che sono nato; che gioia essere arrivatoin questo mondo!

Mese 01:Mia mamma mi accudisce molto bene. E' una mamma esemplare.

Mese 02:Oggi, sono stato separato dalla mamma. Era molto inquieta e mi ha detto addio con lo sguardo. Speriamo che la mia nuova "famiglia umana" si occupi così bene di me, come l'ha fatto lei.

Mese 04:Sono cresciuto in fretta, tutto mi attrae e m'interessa. Ci sono parecchi bambini in casa; sono per me, dei "fratellini". Siamo dei monelli, mi tirano la coda e li mordo per giocare.

Mese 05: Oggi, mi hanno sgridato. La mia padrona mi ha ripreso perchè ho fatto "pipi" dentro in casa, ma non mi avevano mai detto dove dovevo farla. Inoltre, dormo nella "riserva" ........e non protestavo.!

Mese 12: Oggi ho compiuto un anno. Sono un cane quasi adulto. I miei padroni dicono che sono cresciuto più di quello che immaginavano. Ah, come devono essere orgogliosi di me!

Mese 13: Oggi mi sono sentito molto male. Il mio "fratellino" mi ha preso la mia palla. Io non prendo mai i suoi giocattoli. Allora, me la volevo riprendere. Ma le mie mascelle sono diventate troppo forti e l'ho ferito senza volerlo. Dopo la paura, mi hanno incatenato; non posso quasi più vedere il sole. Dicono che mi tengono d'occhio, che sono un ingrato. Non capisco niente di quello che sta succedendo.

Mese 15: Tutto è diverso........vivo sul balcone. Mi sento molto solo, la mia famiglia non mi ama più. A volte dimenticano che ho fame e sete. Quando piove, non ho un tetto dove ripararmi.

Mese 16: Oggi mi hanno fatto scendere dal balcone. Ero certo che la mia famiglia mi avesse perdonato; ero così contento che saltavo dalla gioia. La mia coda si muoveva in tutti i sensi. Oltretutto mi hanno portato con loro per una passeggiata. Abbiamo preso la direzione dell'autostrada e di colpo, si sono fermati. Hanno aperto la portiera dell'auto e sono sceso tutto contento, credendo che stavamo per trascorrere la giornata in campagna. Non ho capito perchè hanno richiuso la portiera e sono partiti. " Ehi, aspettate! mi state dimenticando!.........mi sono messo a correre dietro l'auto con tutte le mie forze. La mia angoscia aumentava quando mi accorgevo che stavo per svenire e.....non si fermavano: mi avevano dimenticato.

Mese 17: Ho tentato invano di ritrovare la strada per casa "mia". Mi sento e mi sono perso. Sul mio cammino, trovo persone di buon cuore che mi guardanocon tristezza e mi danno un pò da mangiare. Li ringrazio con lo sguardo e dal profondo del mio cuore. Mi piacerebbe che mi adottassero; sarei leale e fedele come nessuno al mondo. Ma dicono solo "povero, piccolo cagnolino", si sarà perso!!!!!!!!!

Mese 18: Qualche giorno fà, sono passato davanti a una scuola e ho visto tanti bambini e giovani come i miei "fratellini". Mi sono avvicinato e un gruppetto, ridendo, mi ha lanciato una pioggia di sassi per "vedere chi aveva la mira migliore". Una della pietre mi ha rovinato un occhio e da quel giorno non ci vedo più, da quella parte.

Mese 19: non ci crederete, ma la gente aveva maggiore pietà per me quando ero più bello. Adesso sono molto magro, il mio aspetto è cambiato. Ho perso un occhio e la gente mi fa scappare a colpi di scopa quando provo a trovare un piccolo riparo all'ombra.

Mese 20: Non mi muovo quasi più. Oggi, tentando di attraversare la strada dove circolano le auto, mi hanno preso sotto. Pensavo di essere al sicuro in quel luogo chiamato fosso, ma non dimenticherò mai lo sguardo soddisfatto dell'autista che si è addirittura buttato di lato per schiacciarmi. Almeno mi avesse ucciso. Ma mi ha solamente rotto l'anca. Il dolore è terribile, le mie zampe dietro non reagiscono più e mi sono issato con molta difficoltà, verso un pò d'erba ai lati della strada.

Mese 21:Sono 10 giorni che sto sotto il sole, la pioggia, senza mangiare. Non mi posso muovere. Il dolore è insopportabile. Mi sento molto male; è un luogo umido e direi che il mio pelo sta cadendo. La gente passa, nemmeno mi vedono, altri dicono "non ti avvicinare". Sono quasi incosciente, ma una forza strana mi fa aprire gli occhi......la dolcezza della sua voce mi ha fatto reagire. Lei diceva" povero piccolo cane, in che stato ti hanno ridotto"......con lei c'era un signore con una veste bianca,
mi ha toccato e ha detto "mi dispiace, cara signora, ma questo cane è incurabile, è meglio mettere fine alle sue sofferenze". La signora gentile si è messa a piangere ma ha approvato. Non so come, ma ho mosso la coda e l'ho guardato, ringraziandolo per aiutarmi a trovare finalmente riposo. Ho sentito solo la puntura della siringa e mi sono addormentato per sempre chiedendomi perchè fossi nato se nessuno mi voleva.

La soluzione non è di buttare un cane sulla strada ma di educarlo. Non trasformare in un problema una compagnia fedele. Aiuta a fare prendere coscienza e a mettere fine al problema dei cani abbandonati

Austria, Niko Alm e lo scolapasta in testa sulla foto della patente: è pastafariano

Saranno contente le minoranze religiose: l'Austria si dimostra uno stato rispettoso dell'altrui credo religioso. Anche quando si adora il Mostro di Spaghetti Volante. Il governo austriaco ha concesso Niko Alm la validità della sua patente e della sua foto, dove il giovane appare con uno scolapasta in testa. Alm si professa seguace del Pastafarianesimo, religione parodistica fondata dal professor Bobby Henderson che si prende ironicamente gioco del Creazionismo.

font:http://esteri.liquida.it/focus/2011/07/13/austria-niko-alm-e-lo-scolapasta-in-testa-sulla-foto-della-patente-e-pastafariano/

Vicini protestano, stop dei vigili al Grest

Il parroco di Santa Maria di Caravaggio: «Le chiamate dei residenti hanno rovinato la festa d’estate dei bambini»

Pavia . La squadra di Santa Maria di Caravaggio aveva appena vinto il torneo degli oratori, il Grest della parrocchia era finito e i bambini, quasi 200 dai 6 ai 13 anni, stavano festeggiando. Almeno fino a quando una pattuglia dei vigili non ha interrotto la festa perché i residenti di viale Golgi avevano chiamato al comando lamentandosi per il rumore.Non era un rave party scatenato e non era nemmeno notte fonda: erano appena le 10 di venerdì scorso, calda serata di luglio. Serata prefestiva, per giunta.«Siamo rimasti di sasso – racconta il parroco, don Carluccio Rossetti –. I vigili hanno fatto il loro dovere, evidentemente non potevano fare altro. Ma quello che ci stupisce e ci addolora è che a Pavia, attorno al nostro oratorio, ci sono persone, famiglie, alle quali danno fastidio dei bambini che giocano, festeggiano e si divertono all’oratorio. Quella di venerdì sera è stata l’unica festa organizzata in tutto l’anno: una serata particolare organizzata con l’impegno di educatori giovanissimi, dai 14 ai 18 anni, e di volontari. Erano solo le dieci di sera e la festa stava quasi per finire: davvero era necessario chiamare i vigili? Stavamo facendo qualcosa di male o stavamo aiutando i bambini e i ragazzi del quartiere a passare la serata in un ambiente educativo?». Nella città che l’assessore alla cultuta Gian Marco Centinaio presenta come «Pavia che vive» non è la prima volta che qualcuno telefona ai vigili chiedendo di interrompere una festa di ragazzini all’oratorio. Era successo appena due settimane fa, parecchio prima di mezzanotte, alla parrocchia del Carmine in piazza Petrarca, nel centro delle strade del divertimento serale e notturno del fine settimana. «Anche per noi era la prima ed unica festa serale dell’anno – allarga le braccia il parroco don Daniele Baldi –. Organizziamo una cena etnica il cui ricavato destiniamo in beneficenza: avevamo i permessi anche per fare musica fino a mezzanotte, ma hanno chiamato i vigili e alle 11 e mezza siamo abbiamo preferito spegnere tutto. Noi abbiamo la fortuna di avere l’oratorio in pieno centro, un punto di aggregazione facile da raggiungere e perfetto per i giovani: posso capire chi abita nelle case accanto, ma devo capire anche i ragazzi. Sono in tanti e si divertono: ma non a notte fonda. Qui stanno insieme, non bevono alcol, non si impasticcano: cerchiamo di essere tolleranti con i più giovani e di aiutarli a scegliere forme di aggregazione costruttive». Riccardo Bertoloni, animatore della parrocchia di Santa Maria di Caravaggio, va al cuore della questione in una lettera aperta su «Pavia città che vive» in cui chiede alla città di riflettere sul ruolo degli oratori e dei luoghi di aggregazione più in generale: «Se vogliamo che gli oratori vivano bisogna avere delle regole, delle garanzie. Una festa di bambini alle 10 di sera davvero può dare così fastidio? Se la risposta è sì, allora chiudiamo gli oratori, priviamo i bambini di un luogo sicuro dove trascorrere le giornate divertendosi, giocando, pregando. Non c’è altra soluzione: se in futuro dovesse ancora verificarsi un fatto analogo alla festa interrotta per le proteste dei residenti la mia proposta è quella di chiudere l’oratorio. Poi però non piangiamoci addosso, fatti come quelli accaduti venerdì scorso alla parrocchia di Santa Maria di Caravaggio sarebbero evitabili se tutti usassimo un po’ più di buon senso».

font: http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2011/07/12/news/vicini-protestano-stop-dei-vigili-al-grest-1.725567

Highlights "Südtirol Sellaronda HERO 2011" - official video

Video ufficiale e spettacolare con gli highlights del "Südtirol Sellaronda HERO 2011".



font:http://www.vimeo.com/26259535

Il nonno si scatena nel ballo....

.....e i nipotini lo snobbano



font:http://www.youtube.com/watch?v=quqiZvf1CDE&NR=1

Nasce in Texas il super bambino, pesa 7 chili e mezzo

Ha il peso di un bambino di tre mesi ma è nato solo da poche ore. Dopo un iniziale problema di glicemia alta ora tutto è rientrato nella norma per JaMichael Brown il super neonato venuto alla luce in un ospedale del Texas, con il peso record di sette chili e mezzo. Trasportato in un centro specializzato a Longview il bambino ha avuto problemi a entrare nei normali lettini della nursery

















font:http://www.repubblica.it/persone/2011/07/12/foto/nasce_in_texas_il_super_bambino_pesa_7_chili_e_mezzo-19020801/1/?ref=HRESS-9

IL CASO I medici Usa contro Photoshop "Crea aspettative non realistiche"

L'American Medical Association ha lanciato l'allarme contro i ritocchi fotografici che sono ormai diventati un'abitudine per tante star. "Alterazioni" che hanno effetti negativi "soprattutto tra bambini e adolescenti" dal nostro inviato ANGELO AQUARO

NEW YORK - Più sani, più belli: e possibilmente più veri. Basta con le falsificazioni. Parte dall'America la crociata dei medici contro Photoshop. E soprattutto contro le false promesse. Così belli e belle come assicura quella pubblicità e quella modella non potrete diventarlo mai: perché quella modella sarà anche bella ma è prima di tutto impossibile. Ritoccata, magari non solo dai semplici ferri ma anche da quel particolarissimo trucco fotografico che si chiama Photoshop. Il nome per la verità indica un famoso programma di computer che permette il ritocco delle fotografie: una pratica fino a poco tempo fa destinata ai soli professionisti che però è in breve divenuta molto popolare e grazie al boom delle applicazioni adesso è addirittura a tiro di telefonino. Ma "photoshopping" è diventato un termine che sta a indicare tutto quanto riguarda il ritocco fotografico: con qualsiasi mezzo. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Negli Usa la star del reality Kim Kardashian è la bellezza più ritoccata del momento. E perfino la supercafona Snooki è apparsa sulla copertina di Rolling Stone molto più attraente di come si presenti in Jersey Shore. Non c'è modella o attrice che non venga ritoccata prima di finire sui giornali o negli spot. Perfino Kate Winslet si è assottigliata col trucco. E così l'American Medical Association, la più grande associazione di medici del mondo, ha deciso di lanciare l'allarme. Queste "alterazioni contribuiscono a non realistiche aspettative sull'appropriatezza dell'immagine del nostro corpo: specialmente tra i bambini e gli adolescenti più impressionabili". E quindi? L'associazione si propone adesso di sensibilizzare le agenzie di pubblicità e i professionisti del settore. Non siamo ancora al divieto ma poco ci manca. Il ritocco viene considerato deleterio come lo spot di un'insana merendina. Ma non basta. Dalla Francia alla Gran Bretagna anche in Europa si è già discusso sulla necessità di regolamentare il "photoshopping" a tutela dei minori: magari con un'avvertenza che indichi esplicitamente che si tratta di ritocco. Sarà. E i professoroni americani avranno, per carità, tutto il diritto e soprattutto il dovere di questo mondo per protestare. Ma è da Platone in giù che abbiamo imparato a diffidare delle immagini: e insomma su questo siamo già abbastanza attrezzati. Ma avete mai visto i medici avvertirci dei pericoli dei costosissimi ritocchi estetici, che loro stessi promuovono a colpi di bisturi?

font: http://www.repubblica.it/salute/medicina/2011/06/29/news/medici_usa_fotoritocchi-18401765/

IL LIBRO L'importanza del "Buongiorno" salutare ci fa sentire meno soli

Le nostre città sono sempre più anonime e "liquide", popolate da persone che si ignorano l'una con l'altra. Così anche solo un cenno può essere sufficiente a stabilire un legame, una reciprocità. Un brano estratto dall'edizione ampliata e aggiornata del "Sillabario dei tempi tristi" di Ilvo Diamanti, nelle librerie da domani di ILVO DIAMANTI

DA SEMPRE HO l'abitudine di salutare, sempre, quando incontro qualcuno. L'ho appresa da bambino. Frutto di un'educazione tradizionale, si direbbe oggi. L'ho mantenuta fino a oggi. Così, nei miei percorsi quotidiani saluto tutte le persone che incrocio. Soprattutto, intorno a casa, a Caldogno, quando mi faccio guidare dal cane. (Lui - meglio: lei, la mia piccola Cavalier - sceglie l'itinerario mentre io leggo.) Oppure a Vicenza, in centro. O ancora a Urbino o a Urbania. A volte anche altrove. Quando incontro qualcuno, da solo, mi è difficile fingere di non vederlo. Distogliere lo sguardo. Ma poi perché? Allora saluto con un cenno, con un buongiorno.Un "ciao", quando si tratta di persona conosciuta. Serve a stabilire una relazione. Un legame. Nulla di vincolante. Ma la persona con cui hai "scambiato" il saluto - dopo - non è più un "altro". Diventa un "prossimo". Magari non troppo "prossimo". Perché il "prossimo" è qualcuno che ti sta vicino dal punto di vista della distanza non tanto (solo) fisica, ma emotiva e cognitiva. La persona che saluti diventa qualcuno che "ri-conosci" anche se non lo conosci. Qualcuno che, a sua volta, ti ri-conosce, per reciprocità. Un "quasi" prossimo. Un "non estraneo". Un cenno di saluto serve, dunque, a tracciare un perimetro dentro il quale ti senti maggiormente a tuo agio. Meno estraneo. Come avviene dovunque tu conosca o almeno riconosca qualcuno. Altrimenti, per quel che mi riguarda, mi sento spaesato. Fuori con-testo. Non dispongo, cioè, di un testo condiviso, di un linguaggio comune ad altri, anche se espresso senza parlare. Perché non c'è bisogno di parole per comunicare con gli altri. Se non amici: non conoscenti. O, almeno, ri-conoscenti. Non è sempre facile, lo ammetto. Anzi, lo è sempre meno. Soprattutto da quando l'urbanizzazione ha stravolto i luoghi in cui vivo. Dove abito. Da quando lo spazio intorno a casa si è condensato e al tempo stesso liquefatto. Sovraffollato. Si è trasformato in una plaga immobiliare, una non-città, dove sono affluite centinaia e centinaia di persone. Sconosciute. A me, ma anche tra loro. Non è facile salutare le persone (?) che incontro. D'altronde, è divenuto sempre più difficile trovare un po' di verde. Guidato dal mio cane, allungo il percorso e mi sposto sempre più in là, sempre più lontano. Anche se ormai gli spazi verdi sono quasi scomparsi. E i pochi rimasti sono destinati a scomparire presto. Inseguiti ed erosi da nuovi insediamenti residenziali, da nuove strade e da nuove rotonde. Così, mentre costeggio cantieri e prati residuali, case abitate e altre che verranno, incontro perlopiù altre persone che accompagnano i loro cani. O viceversa (come me). Ma è difficile rivolgere loro un saluto. Perché non mi vedono. Occupate, al cellulare, a parlare con altre persone lontane. Oppure isolate da tutti, soli con il loro iPod. Ed è difficile, altrettanto difficile, salutare gli altri ("altri"), quelli che escono di casa mentre passo. Non importa se a 100 metri o a un chilometro da casa mia. Tanto non conosco quasi nessuno, di questi nuovi arrivati (o magari è da parecchio tempo che abitano nel quartiere, ma è lo stesso, perché sono anonimi. Non hanno un nome. Non li conosco e non si conoscono, neppure tra "vicini"). Quando li incontro e li saluto, con un buongiorno e (o) un cenno del capo, alcuni rispondono. Ri-cambiano. (Le donne, soprattutto.)
Altri si limitano a un gesto imbarazzato. Un po' sorpresi. Altri ancora non rispondono. Non dicono e non fanno nulla. Tirano dritto. Come non mi avessero visto. E forse è vero, è proprio così. Abituati a stare e a essere soli. Non si accorgono della mia presenza. O, comunque, preferiscono ignorarmi. Alcuni, infine, non rispondono ma mi guardano storto. Irritati più che stupiti. Percepiscono il mio saluto come un'intrusione. E si chiedono, mi chiedono, con lo sguardo, cosa io voglia da loro. E perché non me ne stia al mio posto. Cioè, lontano. Fuori dalla loro vista e dalla loro vita. Abitanti di questo mondo senza relazioni e senza società, guardano ma non vedono. E non ascoltano. Temono chi si avvicina troppo. (E non è un caso che gli "stranieri" suscitino imbarazzo e fastidio. Al di là di ogni altro problema: ci "avvicinano" e ci danno del tu). Il prossimo, ha scritto Luigi Zoia, è morto da tempo. Sostituito da surrogati elettronici, che offrono mediazioni mediatiche infinite. Promuovono rapporti indiretti e im-personali. Apatici invece che empatici. Ma io non mi rassegno e continuo, continuerò a cercarlo. Il prossimo. A costruirlo, raffigurarlo. Intorno a me, almeno. Il prossimo. Anche se ridotto a un saluto, un cenno del capo. Non rinuncerò a guardare gli "altri" in faccia. Per egoismo. Per non sentirmi circondato "solo" da "altri". Cioè, per sentirmi meno "solo".


font: http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/07/05/news/sillabario_tempi_tristi-18672783/
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

Phoenix: la città è sepolta dalla sabbia

Sembrano effetti speciali di un film, ma sono immagini assolutamente reali: è l'incredibile tempesta di sabbia che si è abbattuta sulla città americana. I forti venti hanno poi dissipato l'enorme nube in poche ore



font:http://tv.repubblica.it/mondo/phoenix-la-citta-e-sepolta-dalla-sabbia/72165/70449

Muore 80enne, nel manifesto funebre: ''Dispiace solo andarmene prima del Berlusca''

"Il nonno riusciva a farci ridere sempre: "L'unico dispiacere è essere andato prima del Berlusca"". Il singolare necrologio, con citazione del defunto sul premier e scritto in dialetto, è apparso sui muri di un paesino nel Pavese e sta 'girando' su Facebook. Il manifesto è firmato da moglie, figli, nipoti e altri familiari dell'ottantenne, il cui funerale si è svolto due giorni fa nella chiesa parrocchiale della Certosa di Pavia.




font: http://notizieincredibili.scuolazoo.com/incredibile/muore-80enne-nel-manifesto-funebre-dispiace-solo-andarmene

Coldplay - Every Teardrop Is A Waterfall



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Svezia, l'asilo dei bambini senza sesso

Si chiama Egalia e i piccoli vengono apostrofati tutti con il pronome neutro «hen» usato nei circoli femministi

MILANO - Accanto alla cucinetta e alle verdure finte, ci sono i mattoncini Lego e gli aeroplani, e tra le bambole – rigorosamente nere - spuntano robot e il modellino di un treno giapponese. Niente adesivi colorati azzurri e rosa e fiocchetti sui grembiulini, e il divieto assoluto per maestre e inservienti di appellarsi ai bimbi usando il pronome «lei» o «lui». Ecco le regole dell'asilo Egalia, dove tutti i piccoli sono uguali e dove si impara a non discriminare interessi e diritti partendo dal sesso del singolo individuo.
UNA SCUOLA PER POCHI – Aperto dallo scorso anno, vanta una lista d'attesa lunghissima: ha solo 33 posti, troppo pochi rispetto alle richieste della zona, il distretto di Sodermalm, isoletta densamente popolata poco a sud del centro di Stoccolma, Svezia. E vanta anche – raccontano orgogliose le maestre - un numero molto basso di defezioni: nonostante il programma pedagogico sia rigido, solo un bimbo si è ritirato nel corso del primo anno di attività.
IL PROGETTO PEDAGOGICO – Alla base del progetto di Egalia sta la lotta alla discriminazione sessuale. I bimbi, tutti da 1 a 6 anni, non vengono chiamati a seconda del loro sesso ma sono appellati indistintamente con il nome «friend», amico/a, e per dire «lui» o «lei» viene usato il pronome neutro svedese «hen», inesistente nel vocabolario svedese ma usato nei circuiti femministi ed omosessuali. I giochi e i libri sono mischiati, nella tipologia e nei colori, senza creare aree spiccatamente femminili separate da zone maschili. Un esperto di differenze di genere segue gli iscritti ed istruisce le maestre, tutto all'insegna della totale parità. «La società si aspetta che le bambine siano femminili, dolci e carine e che i bambini siano rudi, forti e impavidi. Egalia dà invece a tutti la meravigliosa opportunità di essere quel che vogliono», dichiara una delle insegnanti. Oltre a insegnare a non discriminare i generi, nell'asilo Egalia si gioca con bambole di colore e si leggono libri che raccontano anche storie diverse, come l'amore tra due giraffe maschi. E in libreria non compaiono i classici come Cenerentola e Biancaneve, così ricchi di stereotipi sulla figura femminile.
LE CRITICHE – Ma non tutti apprezzano il progetto pedagogico, e molti si chiedono se davvero tali accorgimenti servano a sradicare le credenze sessiste nei più piccoli, o se non finiscano semmai per confondere ulteriormente la socialità dei bimbi tutta in divenire. La lotta alla discriminazione e alla parità tra i sessi, cavallo di battaglia della Svezia, ha portato a un'esagerazione e a una sorta di «follia di genere», sostengono alcuni opinionisti. Mentre altri mettono in guardia: impedire ai maschi di trasformare un bastoncino in una spada e di urlare facendo la lotta potrebbe sortire l'effetto contrario. Eva Perasso

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