Si può ricavare acqua dalla nebbia prendendo esempio da un coleottero
La ricerca è stata condotta da scienziati britannici. È stato
riprodotto il tessuto con cui l'insetto è in grado di bere acqua che il
proprio corpo produce raccogliendo l'umidità e la condensa. La bottiglia
hi-tech, che imita la forma del dorso della Stenocara gracilipes, è in grado di produrre quasi tre litri d'acqua ogni ora.
Ottenere dell'acqua potabile in climi estremi dove di acqua non ce n'è.
Un desiderio apparentemente banale che renderebbe possibile, o comunque
meno disagevole, la vita dell'essere umano nelle realtà desertiche del
pianeta. Alcuni ricercatori hanno scoperto che in fondo ci aveva già
pensato la natura a rispondere a questa esigenza. Imitando il
meccanismo con il quale un insetto della Namibia riesce a bere e
conservare l'acqua prodotta dall'evaporazione della condensa, alcuni
scienziati hanno sintetizzato un tessuto artificiale che consente di
raccogliere l'acqua prodotta dall'umidità e dalla nebbia.
La Stenocara gracilipes
è un coleottero del Naib, dove l'aria fredda e umida dell'Oceano
portata verso il continente incontra l'aria calda del deserto formando
una coltre di nebbia. L'umidità che si genera quando il sole va a
dissipare questa nebbia si condensa sull'estremità dell'addome della Stenocara
formando delle piccole gocce, che scivolando sul suo dorso altamente
idrorepellente giungono per gravità alla bocca del coleottero
dissetandolo. Questo stratagemma consente all'animale di arrivare a
vivere anche otto o nove anni in zone del deserto dove cadono meno di 40
millimetri di pioggia ogni anno. Ed è proprio il complicato tessuto del dorso della Stenocara,
dove si alterna una striatura di microaree idrorepellenti e non
idrorepellenti, che ha ispirato diversi studi e ricerche scentifiche per
produrre tessuti artificiali che ottimizzino la rapidità di condensazione del vapore acqueo.
La ricerca.
Ma come può questo tessuto essere insieme impermeabile e non
impermeabile? Nel novembre 2001, due ricercatori - Chris Lawrence,
scienziato della società QinetiQ, e Andrew Parker, zoologo
dell'università di Oxford - hanno chiarito il mistero: con un
microscopio elettronico hanno ottenuto un'immagine dettagliata del
tessuto che è risultato rivestito da uno strato super-idrofobico, fatto
da lamelle di cera appiattite disposti come tegole di un tetto. La
QinetiQ, azienda privata che fa ricerca per conto della Difesa
britannica, ha brevettato il tessuto artificiale di una "Stenocara
hi-tech", così da ricreare con polimeri che imitano la superficie del
coleottero, una varietà di dispositivi per raccogliere vapore,
condensabile in acqua potabile o per l'irrigazione agricola in regioni
inospitali.
Oggi, più di dieci anni dopo, questo meccanismo è
stato sfruttato da un team della Nbd Nano, una società britannica che
crea tessuti sperimentali, che ha creato il prototipo di una bottiglia
che si auto-riempie d'acqua, riuscendo a immagazzinare fino a tre litri
di acqua ogni ora. La speciale bottiglia è un prodotto della cosiddetta
Bio-imitazione e si ispira nella forma al guscio della Stenocara gracilipes.La
bottiglia è in grado di accumulare acqua senza sosta, utilizzando una
superficie su nano-scala che aumenta lo sfruttamento della condensazione
dell'acqua. La superficie della bottiglia è coperta da materiali
idrofili che attraggono l'acqua e materiali idrofobi e idrorepellenti.
font:http://www.repubblica.it/scienze/2012/12/11/news/un_tessuto_artificiale_imita_un_coleottero_si_pu_ricavare_acqua_dalla_nebbia-47490786/
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