SOCIETA'. Dai locali jazz al mondo intero i segreti del "dammi il cinque"

Negli Usa dal 2002 esiste il "National High Five Day", che cade il terzo giovedì di aprile. Ma in pochi sanno chi ha ideato il gesto più famoso del mondo di SARA FICOCELLI

PER GLI americani il ricordo va ai tenenti "Maverick" e "Goose" in Top Gun, per gli italiani al team dei Ringo Boys e al tormentone dell'ex "deficiente" Jovanotti. L'"high five", "give me five" o "dammi il cinque" da oltre mezzo secolo è uno dei gesti più diffusi al mondo e, per quanto circondato da uno spesso alone vintage, non passa mai di moda. Negli Usa dal 2002 esiste il "National High Five Day" 1, che cade il terzo giovedì di aprile (quest'anno il 21, l'anno prossimo il 19), ma malgrado tanta riconoscenza in pochi sanno chi lo ha ideato, cosa significa e come l'usanza di battere il palmo contro quello di un altro si sia diffusa in modo tanto capillare. C'è chi dice che il cinque rappresenti la forza universale e l'individualità e che il "gimme five" sia simbolo della trascendenza a esistenze superiori; altri sostengono che fosse il saluto usato tra i ragazzi neri di Harlem negli anni '70. La verità sta nel mezzo, tra la spiritualità della musica e la gestualità parlante dei neri d'America. L'antenato dell'"high five" è figlio del jazz e nasce negli Usa negli anni '20, diffondendosi in breve dalle bettole ai locali chic del nuovo mondo. Era il gesto d'intesa che i musicisti di colore si scambiavano tra una canzone e l'altra, un po' come a dire "fratello, ce l'abbiamo fatta". Partendo umilmente dal basso. I primi "give me five" erano infatti dei "low five", il palmo si batteva senza alzare le mani, e in gergo si parlava di "giving skin" e "slapping skin". Non c'è una data di nascita precisa, ma l'usanza è stata immortalata per la prima volta dal cantante Al Jolson nel 1927, nel film sonoro "The jazz singer". I bianchi si erano innamorati al punto del "give me five" dei signori del jazz che il girl group statunitense delle Andrews Sisters, nel film "In the navy" del 1941 di Abbot & Costello, intonò per i marinai "Gimme some skin, my friend", con un chiaro riferimento alla tradizione afro: "If you want to shake my hand / like they do it in Harlem, /stick your hand right out and shout / "Gimme some skin, my friend!".
Da allora è stato un crescendo. Fino al 1977, quando il campione del baseball Glenn Burke schiacciò il palmo contro quello di Dusty Baker durante una partita dei Los Angeles Dodgers, consacrando l'"high five" nell'olimpo dei gesti sportivi più amati. Un altro campione, Lamont Sleets, per gli amici "Mont", ha sempre sconfessato questa versione, sostenendo di essere stato lui il primo a portare il cinque nei tornei, partendo dai campi di basket della Murray State University negli anni '60. E' solo una delle tante diatribe sulla paternità del "give me five", che in America danno sfogo alla rivalità tra basket e baseball. C'è addirittura attrito sull'origine del termine: i cestiti sostengono di averlo coniato per primi tra il 1979 e il 1980, ma per gli amanti del baseball il battesimo è merito del campione Derek Smith, dell'università di Louisville. Al di là dei diritti d'autore, il "cinque" è diventato un gesto ricorrente tra film, spot e vita quotidiana, quando Baker ha schiacciato la sua manona da professionista sportivo contro quella del collega in diretta tv. Il termine "high five" è entrato nell'Oxford English Dictionary nel 1981, trasformandosi anche in un verbo, e nel 2002 tre studenti dell'università della Virginia hanno fatto scalpore intraprendendo una vacanza on the road con lo scopo di dare il cinque a tutte le persone conosciute nel viaggio, lanciando un messaggio di pace laico e trasversale. Nel 2005 la loro idea è stata premiata con un monumento ufficiale nella città di San Diego e da qui è nato il National High Five Day come celebrazione ufficiale. Una storia nobile, quella del "dammi il cinque", fatta di emancipazione razziale e fratellanza, campi sportivi e campus universitari: peccato relegarla a un semplice "gimme five".

font:http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/27/news/gimme_five-15342395/

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