Pallavolo serie D, femminile. Pgs Auxilium S.Agata-Zanghi Miserbianco, 1-3

Con 8 successi e 3 sconfitte, 25 punti in classifica, l’Auxilium resta ancorata sul podio del campionato a -2 dalla Juvenilia Catania, che non ha fallito a Messina contro il Tremonti, e -7 dalla capolista Acireale.

Terzo successo consecutivo per la Pgs Auxilium che s’impone sul campo dello Zanghì Misterbianco con un perentorio 1-3. Gara concreta quella delle santagatesi che, a quanto pare, hanno trovato la giusta continuità anche lontano dalle mura amiche. Nei primi due set le cose migliori dell’Auxilium sono indubbiamente la capacità di adattarsi agli spazi ristretti ed al fondo “di ghiaccio” dell’angusta palestra di Misterbianco e soprattutto la saggezza nel gestire i palloni “sporchi” in attacco. 21-25 e 19-25 per l’Auxilium con la gara già in dirittura d’arrivo dopo 40’. Nel terzo set, però, l’approccio delle santagatesi non è dei migliori. Misterbianco, che vanta al suo interno buone individualità, ne approfitta subito, si porta sul 4-0 e conduce sempre l’inerzia del match. Il momento d’appannamento per l’Auxilium coincide con una fase poco brillante in ricezione ed è tardiva la reazione di Foraci Valeria (nella foto) e compagne che, solo a set compromesso, riescono a rosicchiare qualche punto fino al 25-21 conclusivo.
Nel quarto set la “sbandata” dell’Auxilium si dimostra assolutamente passeggera e quasi fisiologica, tant’è che il sestetto pgiessino ritrova subito ritmo di gioco e lucidità nella gestione delle situazioni d’attacco. Punto dopo punto l’Auxilium scava a metà parziale il solco decisivo che la porterà al conclusivo 13-25, portandosi dunque a casa i tre punti. Nel contesto, una prova gagliarda e di sostanza per il sestetto di Giuseppe Romeo che archivia in modo più che soddisfacente il girone d’andata. Domenica prossima, col campionato fermo, saranno proprio le dominatrici del girone della Pallavolo Acireale le avversarie dell’Auxilium, alla palesra del Liceo “Fermi”, nei quarti di finale di Coppa Trinacria.

font: http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=48673

Il PGS – Caffè del Corso Modica coglie una sconfitta sul parquet del Volley Pachino

Domenica nella “Palestra Comunale” di Pachino si è svolta la decima partita del campionato di serie D, per la “PGS – Caffè del Corso Modica”. La “PGS – Caffè del Corso Modica” ha affrontato la formazione del “Volley Pachino”. La squadra della Contea, per la prima volta nella stagione, ha portato a casa solo un punto, conquistato dopo la sconfitta per 3 a 2 nei confronti della formazione casalinga. Il primo set è andato ad appannaggio della “Volley Pachino” che si è imposta per 25 a 22. Nel secondo set grande prova di orgoglio della “PGS – Caffè del Corso” che ha vinto il parziale col col risultato di 25 a 14.Il terzo set ha visto nuovamente imporsi “sestetto modicano” e la vittoria del parziale col punteggio di 25 a 23. Il quarto è stato un set giocato “punto a punto” ed ha segnato la vittoria finale per la “Volley Pachino” col risultato di 25 a 23.
Così la partita si è decisa al tie break con una grande prova di carattere della “PGS” che non è bastata, però, per conquistare la vittoria finale, grazie ad una maiuscola prova della formazione casalinga ed al tifo di un “infuocato” Palazzetto che incitava i beniamini di casa. “Abbiamo giocato male il primo ed il quarto set, complicandoci non poco la partita. Poi, come si capisce facilmente, il tie break è un terno al lotto dove vince chi ha più energie psicofisiche. Dobbiamo comunque ringraziare il nostro Mister Micieli che ha, dal primo all’ultimo minuto, cercato di sostenerci cercando nuove strategie per mettere in difficoltà i padroni di casa.” così si è espresso il libero della squadra, Giovanni Mavilla. Per il Mister Carmelo Micieli, “Oggi abbiamo fatto una buona gara su un campo molto ostico. Il pubblico di casa ha rappresentato il giocatore in più per il Pachino che ha giocato un’ottima gara, meritando il risultato finale. Pensiamo, comunque, che il punto conquistato oggi sia un ottima partenza per lo scontro al vertice di Sabato in casa, col Siracusa”.

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Occhio ai videogiochi in 3D: affaticano la vista dei bambini

Il monito proviene dalla Nintendo, che si appresta a lanciare sul mercato la nuova console, con i suoi effetti 3D visibili anche senza le apposite lenti. Il colosso giapponese ne sconsiglia l’uso ai bambini sotto i sei anni, senza la sorveglianza dei genitori. Ma c’è chi ribatte: "Il 3D utile alla diagnosi"

Bimbi alla larga dai videogiochi in 3D, almeno fino a 6 anni d’età: possono causare danni alla vista. Il monito proviene dalla Nintendo. Il colosso giapponese dei videogame, mette in guardia i genitori sull’uso consapevole della sua nuova console, presto in commercio anche in Italia. Il nuovo Nintendo 3DS, nei negozi dal 25 marzo, è dotato di due schermi su cui appaiono le immagini tridimensionali, visibili a occhio nudo, senza necessità di indossare i tipici occhialini rossi e blu. Sul suo utilizzo l’azienda ammonisce: meglio tenere i piccoli con meno di 6 anni lontani dalle immagini in 3D «l’uso di questa funzione può danneggiare gli occhi non ancora completamente sviluppati».
Può causare strabismo. La raccomandazione è ribadita sul portale italiano dedicato al videogioco, che spiega l’origine del divieto: le immagini con diverse angolature da destra e sinistra, hanno un potenziale impatto sulla crescita della vista dei bimbi fino a 6 anni. «A quell'età l'occhio non è ancora completamente sviluppato, e l'uso della parallax barrier (la tecnologia che permette di vedere settori di pixel differenti, così da creare l'illusione del 3D) potrebbe affaticare e causare problemi ai muscoli oculari – chiarisce Giovanni Biasi, responsabile editoriale del sito -. In pratica, il 3D causa un affaticamento degli occhi più rapido rispetto a quanto accade di norma. Un effetto che varia a seconda del software e della persona, e che in età avanzata potrebbe ripercuotersi in problemi per la vista. Ecco perché la casa videoludica consiglia di sorvegliare i bimbi e farli giocare solo con parental control attivato: una levetta presente in alto a destra dello schermo permetterà di disattivare l’effetto stereoscopico, e vedere le immagini in due dimensioni. Tra le indicazioni di sicurezza, si suggerisce inoltre di giocare facendo delle pause a intervalli di mezz’ora e interrompendo del tutto in caso di problemi. Un ausilio alla diagnosi. Il divieto del 3D per i bimbi al di sotto dei 6 anni, non è una novità, né riguarda solo il mondo dei videogiochi. Da tempo infatti, i medici sconsigliano il cinema con effetti 3D per spettatori in tenera età, sensibili agli effetti visivi. Occhi aperti per i genitori anche quando le immagini si guardano attraverso le lenti speciali, sotto accusa poiché ritenute veicolo di germi e batteri. Per evitare qualsiasi rischio, l’ideale sarebbe seguire una serie di consigli igienici. A fugare ogni dubbio sono i periti nominati dal Tar Lazio, in seguito a un ricorso proposto dal Codacons per vederci chiaro sull’argomento: «Non è facile ammalarsi usando gli occhiali 3D, ma è meglio fornire in ogni sala cinematografica lenti monouso. Se proprio non è possibile, gli esercenti dovrebbero almeno lavare gli occhiali a 60° e consegnare al pubblico apposite salviettine disinfettanti». Sul pericolo legato alla visione del 3D da parte dei bambini, tuttavia, i pareri medici non sono unanimi. Di recente l'American Optometric Association s’è pronunciata a favore delle immagini tridimensionali, affermando che l’affaticamento degli occhi provocato dal 3D può aiutare a scoprire disturbi della vista, che normalmente passerebbero inosservati, causando difficoltà di apprendimento. Dello stesso avviso anche i periti del tribunale laziale, secondo cui il cinema può aiutare a far emergere difetti visivi trascurati. In mancanza di dati scientifici certi sugli effetti per la vista, anche quella degli adulti, i dottori suggeriscono di limitare l’esposizione al 3D non oltre la durata di un film.

font: http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2011/02/21/occhio-ai-videogiochi-in-3d-affaticano-la-vista-dei-bambini/

IL RAPPORTO Alcol, astemi quattro italiani su 10 ma è allarme consumi tra i giovani

La relazione del ministero parla di mezzo milione di bevitori under 16 e di un fenomeno in crescita a causa di abitudini di "importazione" come il "binge drinking": l'ebbrezza cercata e ottenuta lontano dai pasti attraverso bevande diverse consumate in un tempo ridotto

ROMA - Addio alla sbornia "mediterranea", spesso causata da vino o birra e prossima (o conseguente) a un pasto: in fatto di alcol, il nuovo pericolo, soprattutto per i giovani, viene dal Nord Europa e si chiama "binge drinking", un modo di bere che è finalizzato proprio all'ubriacatura e prevede il consumo di bevande alcoliche diverse in un arco di tempo ridotto e lontano dai pasti. Ne parla espressamente la relazione che il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha trasmesso ai presidenti di Camera e Senato sugli interventi realizzati da ministero e Regioni in attuazione della legge quadro 125/2001 in "materia di alcol e problemi alcolcorrelati". La relazione contiene i dati più recenti sulla situazione italiana e da essi risulta quasi 8,5 milioni di cittadini bevono oltre la soglia di rischio e che tale abitudine riguarda il 15,8% di chi ha più di undici anni. Tra di loro ci sono circa 475.000 ragazzi con meno di 16 anni, pari al 18,5% dei ragazzi ed al 15,5% delle ragazze. Secondo il rapporto, la situazione tra la popolazione più giovane è peggiorata anche per abitudini di "importazione" come il binge drinking, divenuta pratica consueta soprattutto per i giovani uomini tra i 18 e i 24 anni (21,6%) e nella fascia 25-44 anni (17,4%), ma diffusa anche fra le donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%); fra le giovanissime di 11-15 anni, è addirittura più diffusa che fra i coetanei maschi. Le medie giovanili sono nettamente superiori a quella nazionale che è di 12,4% per gli uomini e del 3,1% delle donne.
Altro dato preoccupante è che nell'ultimo decennio è cresciuta in Italia la quota di chi beve al di fuori dei pasti e che tale aumento è particolarmente significativo tra le donne e fra i giovani, ai quali va il primato in questi consumi: fra gli 11 e i 25 anni, nel 2009 ha riguardato il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle donne. La relazione del ministero afferma, inoltre, che nel 2008 circa 6mila incidenti stradali - per la precisione, 5.920, il 2,12% del totale - sono stati causati dall'eccessivo consumo di alcol e da conducenti in stato di ebbrezza. Infine in Italia risulta ancora bassa rispetto agli altri Paesi europei la diffusione di conoscenze sul tasso legale di alcolemia per la guida e sui limiti di consumo con esso compatibili. Nell'indagine è riportato un dato contraddittorio rispetto agli allarmi del ministero e riguarda il basso consumo pro-capite di alcol (8,02 litri contro l'11,6 della media Ue) e il fatto che l'Italia risulta essere, assieme al Portogallo, il Paese con il maggior numero di astemi totali: il 39% dei cittadini, secondo un'indagine europea condotta nel 2009, non consuma bevande alcoliche. Record singolare per un Paese che condivide con la Francia il primato mondiale per la produzione di vino e in cui 8,5 milioni di persone presentano "almeno un comportamento a rischio" rispetto al consumo dell'alcol.
Con la relazione è stato presentato anche il primo bilancio dell'operazione "Naso rosso", promossa d'intesa con il ministero della Gioventù. Dai dati emerge che il 34,6% dei giovani arriva in discoteca già con un tasso di alcol nel sangue superiore al limite dello 0,5 concesso dalla legge per poter guidare. A fine serata, la percentuale di giovani sopra la soglia dello 0,5 è aumentata al 44%, mentre quelli a tasso zero, che all'ingresso erano il 33%, sono scesi al 16%. L'unica nota positiva, come ha sottolineato il ministro Giorgia Meloni, è che tra i ragazzi che hanno dichiarato che avrebbero guidato dopo la discoteca la quasi totalità è risultata inferiore al limite dello 0,5. "Questo vuol dire - ha detto Meloni - che è aumentata la consapevolezza tra i giovani che, se devono guidare, bevono con moderazione".

font: http://www.repubblica.it/salute/2011/02/21/news/alcol_allarme_consumi_tra_i_giovani-12722863/

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Prime Vittorie per la PGS Stelle Azzurre mini

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Prime Vittorie per la PGS Stelle Azzurre mini: "Giorno 20 febbraio 2011 presso i locali dell'oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Gela si è svolta la terza giornata festa categor..."

Il fulmine colpisce il campo: calciatori terrorizzati

Nel campionato di prima divisione colombiana, scende in campo Madre Natura: la Equidad sfida l'Atletico Nacional. L’arbitro dà il via all’incontro nonostante il temporale che sovrasta lo stadio Nemesio Camacho di Bogotá. Nel secondo tempo, durante un rinvio del portiere, molti giocatori si gettano a terra impauriti da un tuono assordante. Un calciatore terrorizzato si fa persino il segno della croce. Dal replay si nota che un fulmine cade proprio nei pressi del terreno di gioco. L’arbitro è costretto a interrompere il match per qualche minuto per fare riprendere i giocatori tramortiti. Uno di loro, Javier Araújo, intervistato a fine partita confessa: «L’ho sentito come se fosse lì, accanto a me».

L'unico detenuto di San Marino ecco il carcere della solitudine

Dimenticatevi l'Italia con i suoi uomini ammassati in pochi metri quadrati, i materassi a terra, le crisi d'ansia e le processioni infinite in infermeria. A pochi chilometri da Rimini esiste un penitenziario dove il pranzo si ordina al ristorante e dove, per la maggior parte dell'anno, vive un solo detenuto. Adesso è l'ora di un trentenne che deve scontare un anno per maltrattamenti e violenze in famiglia di STEFANIA PARMEGGIANI

Dimenticatevi i materassi a terra, gli asciugamani alle inferriate per soffocare l’alito rovente del caldo o i maglioni indossati come coperte, uno sopra l’altro, per sfuggire al freddo. Dimenticatevi le crisi d’ansia e i ricoveri, le processioni infinite in infermeria e gli atti di autolesionismo. Dimenticatevi le carceri italiane con il loro carico di sofferenza e disonore. Esiste un penitenziario, a pochi chilometri da Rimini, dove il pranzo si ordina al ristorante e dove il nemico peggiore è la solitudine. E’ il carcere dei Cappuccini, stato di San Marino, per la maggioranza dell'anno un solo ospite. Attualmente l’unico detenuto della Repubblica è un trentenne incarcerato il 24 gennaio per una brutta storia di maltrattamenti e violenze in famiglia. Deve scontare un anno e potrebbe trascorrere i suoi giorni dietro le sbarre senza incontrare anima viva, eccezion fatta per avvocati, visitatori e gendarmi. Fino a oggi lo spazio dell’ex convento è stato tutto suo: due piani e sei celle alle quali si deve il soprannome con cui è apostrofato dai carcerati della vicina Italia: Seychelles. E’ un po’ difficile ammazzare il tempo, ma c’è sempre la biblioteca, una piccola palestra, il cortile, la sala tv, il cucinotto e la sala pranzo in cui ogni giorno gli vengono serviti i pasti, ordinati al vicino ristorante.
L’isolamento forzato dell’unico detenuto aveva rischiato di andare in frantumi prima ancora di cominciare: colpa di un italiano arrestato per furto e danneggiamento il 10 gennaio, ma la giustizia è stata più veloce rimettendolo in libertà una settimana dopo, una manciata di giorni prima che la sua condanna diventasse esecutiva. Proprio oggi è atteso un nuovo detenuto, si soffermerà per un breve periodo. Capita di tanto in tanto, ma non dura mai molto. Ad esempio, nel 2010, il Carcere dei Cappuccini ha ospitato sette detenuti, sei uomini e una donna per un totale di 83 giorni di detenzione. In pratica il carcere è rimasto vuoto per la maggioranza dell’anno. Nel 2009 era andata decisamente peggio: 14 detenuti, 13 uomini e una donna, per un totale di 743 giorni. Nel 2008, anno horribilis - si fa per dire - del carcere sanmarinese, erano transitati nelle sei celle 12 uomini e una donna per un totale di 939 giorni dietro le sbarre.
Numeri a loro modo impressionanti, soprattutto se confrontati con quelli italiani, dove il sovraffollamento ha le caratteristiche di una emergenza cronica. E giustificati non solo dalle dimensioni dello Stato, poco più di trentamila residenti, ma anche dal corpo di leggi e pene che vige “nell’antica patria delle libertà”. Tanto per cominciare a parità di reato si sta in carcere meno anni, l’ergastolo non esiste e anche l’omicidio più efferato fatica a superare i 30 anni di condanna. Poi o si viene colti in flagranza di reato oppure, se il processo viene celebrato in contumacia e il trasgressore è uno straniero, ad esempio italiano, riacciuffarlo diventa impresa ardua. Infine, la carcerazione preventiva è scarsamente applicata nei confronti dei sammarinesi per il semplice fatto che una delle tre condizioni per cui in Italia si finisce dietro le sbarre, qui è rara a verificarsi: il pericolo di fuga. Come si fa a diventare latitanti in uno stato che per attraversarlo ci si impiegano pochi minuti? Abbandonarlo e rinunciare a ogni proprietà, ma il gioco non sempre vale la candela. “E poi abbiamo un sistema di pene alternative alla carcerazione - spiega Stefano Palmucci, funzionario della Segreteria di Stato alla Giustizia - molto più esteso di quello italiano. Esiste un Consiglio di aiuto che studia soluzioni individuali per ogni condannato, si va dal lavoro controllato ai colloqui con gli psicologi”. La situazione è così paradossale che il comitato europeo per le torture faticava a crederlo: “Sono venuti una o due volte e all’inizio non avevano trovato neanche un carcerato. Erano perplessi, non sapevano chi interrogare. Alla fine - ricorda Palmucci - hanno incrociato un detenuto e dopo avere steso il loro verbale ci hanno inseriti all’ultimo posto della classifica sulla crudeltà delle condizioni carcerarie nel mondo”.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/02/16/news/l_unico_detenuto_di_san_marino_ecco_il_carcere_della_solitudine-12353907/

Una religiosa francese guarita improvvisamente dal Parkinson

ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha confermato questo venerdì che il miracolo riconosciuto da Benedetto XVI come attribuito alla intercessione di Giovanni Paolo II è la guarigione dal Parkinson di una religiosa francese.E' il caso di suor Marie Simon Pierre (il nome di battesimo è Marie-Pierre), dell'Institut des Petites Soeurs des Maternitès Catholiques, nata nel 1961 a Rumilly-en-Cambrésis.Secondo quanto dichiarato dal Cardinale Amato, “la malattia fu diagnosticata nel 2001 dal medico curante e anche da altri specialisti. La suora ricevette le cure relative, che ovviamente più che guarirla, ne attenuavano in parte i dolori”."Alla notizia della scomparsa di Papa Karol Woityla, affetto dallo stesso morbo, suor Marie e le consorelle iniziarono a invocare il defunto Pontefice per la guarigione”, ha aggiunto il porporato.“Il 2 giugno 2005, stanca e oppressa dai dolori, la religiosa manifesta alla Superiora l’intenzione di voler essere esonerata dal lavoro professionale. Ma la superiora la invita a confidare nella intercessione di Giovanni Paolo II. Ritiratasi, la suora passa una notte tranquilla. Al risveglio si sente guarita. Sono scomparsi i dolori e non sente alcun irrigidimento nelle articolazioni”.“Era il 3 giugno 2005, festa del Sacro Cuore di Gesù. Interrompe subito la cura e si reca dal medico curante, il quale non può che constatarne la guarigione”, ha ricordato il Cardinale salesiano.Sebbene Benedetto XVI abbia concesso la dispensa dai cinque anni di attesa necessari prima dell'istruzione della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II, il suo processo canonico non ha avuto “né sconti, né facilitazioni”, ha precisato questo venerdì durante un briefing padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa vaticana.Il Cardinale Amato ha spiegato che “per onorare degnamente la memoria di questo grande Pontefice, la causa è stata sottoposta a uno scrutinio particolarmente accurato, per fugare ogni dubbio e superare ogni difficoltà”.L'inchiesta diocesana sull'inspiegabile guarigione di suor Marie Simon Pierre è stata realizzata nel 2007 dall'arcidiocesi di Aix-en-Provence, dove si trova il reparto maternità in cui lavorava all'epoca la religiosa.Il Postulatore della causa di beatificazione di Karol Wojtyla, il sacerdote polacco mons. Slawomir Oder, ha spiegato che il caso di suor Marie Simon Pierre è stato scelto tra i molti altri di cui era giunta segnalazione per due ragioni: primo perché è legato alla malattia che aveva colpito lo stesso Papa; secondo perché dopola guarigione la religiosa è tornata a dedicare la sua vita al reparto maternità continuando così la sua “battaglia per la dignità della vita". La stessa battaglia per la quale si era speso senza riserve anche il Pontefice polacco.

Aderite anche a voi a M'Illumino di meno!


M'Illumino di meno è la Giornata del Risparmio energetico lanciata da Caterpillar.Anche io raccolgo l'invito di Caterpillar che ci propone di spegnere per almeno 15 minuti, tra le ore 18 e le 19,30 di domani, le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabi...li.Siete anche voi dei nostri?

PGS Sicilia: Al via la stagione del pattinaggio artistico

La prima prova del campionato regionale di pattinaggio artistico si svolgerà al Palasport di S.Agata Li Battiati (Ct) il 5 e 6 marzo 2011.
Gli incontri saranno curati dal responsabile regionale di settore Alessandro Calogero. La gestione logistica è affidata al Comitato provinciale di Catania.

font:http://www.pgssicilia.it/

REPORTAGE Gli anziani in pullman al casinò una notte per giocarsi la pensione

Viaggio sul bus che, una volta al mese, dall'Emilia Romagna porta gli over 60 a Nova Gorica. Da Friuli, Veneto, Lombardia gli italiani arrivano in massa, presto anche dall'Abruzzo. "Con soli 20 euro ti portano fin là, offrono la cena, ti fanno sedere ai tavoli"

NOVA GORICA - "Ma lei non lo prende il gratìn, il gratta e vinci? Per avere fortuna, le mani bisogna scaldarle subito". Area di servizio Calstorta sud, sulla Venezia-Trieste. Prima sosta per il pullman dei nonni che vanno a giocarsi la pensione al casinò in Slovenia. "Con il gratìn non ho vinto niente - dice Ida, pensionata in trasferta - e questo non è un bel segno". Ma l'avventura deve ancora cominciare e sul pullman extralusso c'è allegria. Davanti c'è una notte al casinò Perla, sognando che la pallina della roulette si fermi sul tuo numero, che la slot machine si metta a suonare e annunci ai giocatori vicini, pieni di invidia, che hai vinto centomila euro; che il banco del poker ti regali una scala reale... Dicono che da vecchi si torna bambini e stavolta al Paese dei Balocchi si arriva in corriera. "Bisogna usare la testa - ammonisce Alessio, 72 anni, una vita passata a coltivare campi - altrimenti ti puoi fare del male. Ma se non superi il budget che ti puoi permettere, se quando perdi non ti metti a raddoppiare la posta fino a quando non sei rovinato, allora ti puoi anche divertire". Partenza da Concordia alle 14, ci si ferma a Mirandola, Poggio Rusco, Sermide per raccogliere altri aspiranti milionari. Viaggi in corriera o treno si facevano anche una volta, in queste terre piatte fra il modenese e il mantovano, ma le mamme delle "ragazze" che oggi vanno al casinò allora partivano per le risaie di Vercelli. "Io sono qui - racconta E., 68 anni - per la prima volta. Con soli 20 euro ti portano fino là, ti offrono la cena, ti fanno entrare al casinò. In fin dei conti, sarà un sabato sera diverso". Quattro pullman al mese, quelli organizzati dalla Furgytour di Pegognaga. "Abbiamo iniziato nel 2004 - dice Ilaria Furgeri, titolare dell'agenzia assieme al padre Gianni, che oggi è l'autista - proprio con i viaggi a Nova Gorica. Il primo giovedì di ogni mese partiamo con due pullman. Fino a tre mesi fa era solo uno ma adesso abbiamo raddoppiato. Meno soldi ci sono in giro, più la gente tenta la fortuna. Sono tutti pensionati, i nostri clienti. Spero che stiano attenti, che non spendano troppo. Ma il casino Perla è il grande d'Europa, quando sono là dentro non riusciamo certo a seguirli".
Solo 15 euro, per le partenze del giovedì. Vengono in mente le gite delle pentole, quando con 5 mila lire ti portavano un'ora al lago di Garda dopo averti tenuto sei ore seduto in un ristorante a venderti tegami e coperte di lana Merinos. "Certo i nostri prezzi sono bassi perché abbiamo un contratto con il casinò. Come potremmo con una cifra così bassa offrire viaggio, cena e assicurazione?". Insomma, la rete è gettata e noi sul pullman ci sentiamo un po' i pesci in attesa. "Abbiamo agenzie collegate con noi - dice Susana Pavlin, del gruppo Hit, che gestisce i casinò di Nova Gorica - in Friuli, Lombardia, Veneto ed Emilia. Adesso stiamo partendo anche l'Abruzzo. Già adesso dall'Italia arrivano mille pullman all'anno. Gli anziani non guidano volentieri, noi andiamo a prenderli".
"Siamo arrivati, a tutti buona fortuna". "No, non si dice così. Al massimo in bocca al lupo". Si è trattati bene, nel grande casinò. Per tutti, una "Privilege card", che promette "più gioco, più premi, più privilegi". Quando giochi, ti offrono da bere gratis. Cena alla 19, al self service. Maccheroni e risotto, hamburger e patate... "No, la verdura no, non è compresa". A un tavolo ci sono Alberto, Sira, Assunta, Laura, tutti neofiti. "Al sabato andiamo sempre a ballare al Jolly di Roncoferrara, siamo venuti a vedere cosa succede qui". In un altro tavolo, gli habitué. Non hanno molta voglia di parlare. In fondo, si tratta di soldi e ognuno si deve fare gli interessi suoi. Ma Elvino ed Ida, da Poggio Rusco, non hanno nulla da nascondere. "Guardi, qui si gioca e si perde, quasi sempre. Se qualcuno vince, lo dice a tutti. Se perde, dice che ha pareggiato. Ma poi, in confidenza, sai che qualcuno si rovina davvero. Se sei un pensionato e perdi 1.500 euro in una sera, è un bel dramma. E noi sappiamo che queste cose sono successe e succedono. I nostri figli sanno che siamo qui, ma preferirebbero che fossimo a cena con gli amici. Ma noi veniamo qui con tot soldi e cerchiamo di non perderli tutti". Il casinò è un labirinto di slot machine. Sembra davvero il Paese dei Balocchi. Diamond Quenn, Cleopatra, Twin Win, Abracadabra... Su ogni macchinetta, la cifra promessa al momento: 9.083 euro, 16.372 euro... Ogni clic costa da 1 cent e 2 euro. Ma a perdere 50 euro bastano pochi minuti. Mai credere a un giocatore - sia pure dilettante - di casinò. "Guardi, ho già perso 75 euro. Adesso mi faccio una giocata al Bingo e poi basta". Ma lo vedi un'ora più tardi alla roulette dove la giocata minima è di 2 euro e la massima di 200. Vedi un altro che ci prova al Double Deck, minimo 20, massimo 500 euro. Quasi tutti italiani, le migliaia di giocatori, e a loro non si fa mancare nulla. La partita Roma - Napoli sugli schermi, e poi l'invito all'arena, con la "sfilata di intimo" che - dice l'annunciatrice - "ai maschietti piace tanto". Appuntamento alle 2 nella grande hall e qui nessuno parla, e non solo per stanchezza. Dialoghi sottovoce. "Come ti è andata?". "Parliamo d'altro". "Andiamo via proprio adesso che la macchinetta buttava bene?". Tutti sul pullman, mentre continuano ad arrivare le Bmw da Treviso e Parma, con i boys che aprono la portiera e vanno a portare l'auto nel parcheggio. Non c'è nebbia, solo pioggia. Le fermate a Sermide e Poggio Rusco. L'arrivo a Concordia, alle sei e un quarto. Sedici ore fa, alla partenza, un uomo cattivo, vedendo arrivare il pullman, davanti al bar Luciana aveva detto: "Ecco la corriera dei polli". Per fortuna c'è ancora buio. E il bar è chiuso.

font:http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/14/news/anziani_casino-12433012/?ref=HREC1-9

Direttastadio 7Gold - (JUVE INTER 1-0)

TRASPORTI Al volante ci vuole dolcezza con l'eco-guida si risparmia

Con le giuste accortezze si può consumare fino al 15% di benzina in meno. E l'università della California mette a punto un sistema computerizzato che suggerisce agli automobilisti i comportamenti migliori di ELENA DUSI

LE PARTENZE a tutto gas dopo un semaforo verde e le frenate brusche costano fino al 15 per cento di benzina in più. Lo calcola una nuova disciplina scientifica: l'eco-guida, nata qualche anno fa per insegnare agli automobilisti a ridurre la spesa in carburante e limare (ancorché di poco) l'emissione di gas inquinanti.
Il "Transportation center" dell'università della California ha appena stilato un rapporto che raccoglie tutti i suggerimenti per consumare meno benzina, e ha sottoposto a test uno dei vari computer di bordo disponibili oggi per tenere sotto controllo i consumi e suggerire al guidatore il comportamento più corretto. Questi computer sono ancora molto da perfezionare (offrono al momento un risparmio di carburante del 6 per cento in città e dell'1 per cento sulle strade veloci). Secondo l'Economist ne è dotato oggi l'1 per cento dei veicoli americani (soprattutto camion, auto ibride o a benzina ma di fascia alta), ma entro il 2020 una vettura su tre avrà sul cruscotto un eco-computer per ridurre i consumi e ottimizzare la guida. Il sistema su cui sta lavorando l'università della California mette insieme un gps per monitorare posizione e velocità, le mappe di Google Earth per distinguere tra strade cittadine e autostrade e una serie di sensori montati sulla macchina per tenere sotto controllo il consumo di carburante e la composizione dei gas di scarico emessi (oltre, ovviamente, a un navigatore che evita di perdersi nelle strade sconosciute).
Avere sempre sott'occhio i propri consumi ha spinto tutti i conducenti californiani che hanno partecipato al test a seguire i consigli dell'eco-guida. Inserire la marcia superiore il prima possibile, mantenere la velocità costante, prevedere e cercare di anticipare l'andamento del traffico, accelerare e frenare molto dolcemente, controllare almeno una volta al mese la pressione delle gomme sono i consigli per far durare il pieno più a lungo. Durante le code, è più conveniente avanzare lentamente che non fermarsi e ripartire: rimettersi in moto richiede infatti più energia che non incrementare gradualmente la velocità. Quando possibile, è conveniente far scivolare in avanti il veicolo con la frizione abbassata, provando a calcolare in quale punto l'energia cinetica dell'auto si sarà esaurita. Mantenere la pressione delle gomme sempre al livello consigliato fa risparmiare circa un pieno all'anno: le gomme sgonfie creano più attrito sull'asfalto e resistenza all'avanzamento. E anche se ogni modello di auto rappresenta una storia a sé, in generale i motori iniziano a perdere efficienza al di sopra dei cento chilometri all'ora. Accelerando ulteriormente, il gioco del tempo guadagnato non vale la candela dell'aumento di benzina consumata.
Un capitolo a sé riguarda l'aria condizionata, che al massimo della potenza può succhiare fino a un quarto del serbatoio. Il consiglio è di tenere i finestrini aperti fino a 65 chilometri all'ora. Aumentando la velocità, l'attrito dell'aria diventa però troppo significativo e conviene fare ricorso al condizionamento. L'opzione del ricircolo interno evita che l'aria calda proveniente da fuori debba essere raffreddata continuamente ex novo, e fa risparmiare.
Negli Stati Uniti si è già formato un club informale, quello dei cosiddetti "hypermilers": automobilisti molto coscienziosi che riescono a far marciare perfino le macchine "succhia-benzina" americane per 100 chilometri con 4,5 litri di carburante.

font:http://www.repubblica.it/ambiente/2011/02/10/news/eco_guida-12220686/

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Ronaldo, addio in lacrime "non ce la faccio più"

A.S.D P.G.S "Stelle Azzurre" dal 1983: Ronaldo, addio in lacrime "non ce la faccio più": "Il Fenomeno ha deciso di chiudere con il calcio giocato. Nella conferenza stampa di addio a San Paolo l'ex interista si commuove : 'Soffro ..."

La Fata e la Povera Orfanella

Questa favola narra di una povera orfanella che non aveva né famiglia né qualcuno che le volesse bene. Un giorno, sentendosi particolarmente triste e sola, si mise a camminare per i boschi e vide una bellissima farfalla imprigionata in un rovo. Più la farfalla si dibatteva per conquistare la libertà e più le spine si conficcavano nel suo fragile corpo. La giovane orfanella con delicatezza riuscì a liberarla. Invece di volare via, la farfalla si tramutò in una bellissima fata. La ragazzina si sfregò gli occhi perchè pensava di aver avuto una allucinazione. "Per ricompensarti della tua straordinaria bontà", disse la fatina buona, "esaudirò qualunque tuo desiderio". La ragazzina si fermò un attimo a riflettere, poi disse: "Voglio essere felice!".
La fata rispose: "Molto bene". Si chinò su di lei e le sussurrò qualcosa in un orecchio. Poi svanì. La ragazzina, divenuta ormai grande, appariva felice come nessun altro sulla terra. Tutti le chiedevano il segreto della sua felicità. Ma lei si limitava a sorridere e rispondeva: "il segreto della mia felicità consiste nell'aver dato ascolto ad una fatina buona quando ero piccola". Poi divenne vecchia e quando fu in punto di morte i vicini le si fecero attorno, temendo che il segreto della felicità svanisse con lei. "Per piacere", la pregarono, "rivelaci ciò che ti ha detto la fatina buona". La cortese vecchietta sorrise ed esclamò: "Mi disse che tutti, per quanto sicuri di sé, e non importa se giovani o vecchi, ricchi o poveri, hanno bisogno di me".


font:http://blog.chatta.it/menphis75/Luglio/2007/90.aspx

Manchester united - Manchester city Goal Rooney 2:1

Il sogno di ogni calciatore Rooney, sforbiciata nel derby . Goal meraviglioso !!!

NEUROSCIENZE L'attività fisica rafforza la memoria meglio una passeggiata del cruciverba

Secondo uno studio americano per tenere la mente attiva bastano 40 minuti di camminata veloce al giorno per un anno. Gli esperti: "Una buona notizia per le ricerche sull'Alzheimer"

ROMA - Che la mens sana albergasse in un corpore sano si sa dall'antichità; oggi la ricerca arriva a sostenere che fare jogging rafforza la memoria anche più dell'esercizio puramente mentale. Scienziati autorevoli come quelli dell'Albert Einstein College of Medicine di New York hanno più volte ribadito che per mantenere la mente attiva bastano un paio di cruciverba a settimana. A sfidare la loro tesi ora sono i colleghi di quattro università americane, secondo i quali per tenere in forma il cervello, più che le parole crociate, è necessaria una corsetta. Niente di sfiancante, bastano 40 minuti di camminata (meglio se a passo veloce) al giorno. A sostenere la tesi sono i ricercatori della University of Pittsburgh, della University of Illinois, della Rice University e della Ohio State University, secondo i quali questo tipo di allenamento rallenta il calo mnemonico fisiologico legato all'età ed aumenta il volume dell'ippocampo, area del sistema nervoso deputata al mantenimento dei ricordi.La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è opera dell'equipe del professor Arthur Kramer, che ha monitorato per un anno un gruppo di 120 persone di età media pari a 66 anni. A metà del gruppo gli studiosi hanno proposto un regime di attività fisica che consisteva in una camminata di 40 minuti da fare per tre volte a settimana; al gruppo di controllo hanno chiesto semplicemente di fare esercizi di stretching. Osservandoil loro cervello con la risonanza magnetica funzionale all'inizio e alla fine dell'esperimento, è emerso che, con l'esercizio aerobico, in un anno, il volume del centro della memoria, l'ippocampo, aumenta mediamente del 2% e che a ciò corrisponde un miglioramento della funzione mnemonica misurata con test specifici. Tale effetto era particolarmente evidente nell'ippocampo anteriore, dove risiedono le cellule staminali responsabili della neurogenesi adulta.
"Una scoperta importante soprattutto per i malati di Alzheimer o per chi soffre di demenza - spiega il professor Enrico Cherubini, coordinatore del settore di neurobiologia della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) - ; l'esercizio fisico stimola infatti i fattori di crescita, indispensabili per lo sviluppo neuronale. Il fatto che il fenomeno sia prevalente nell'ippocampo anteriore, tra l'altro, dimostra che esiste una neurogenesi adulta ad opera delle cellule staminali presenti in quella parte del cervello". Il neuroscienziato spiega che le prime dimostrazioni del rapporto tra attività motoria e sviluppo neuronale la ricerca le ha avute studiando i roditori in gabbia: "Quelli tenuti in un ambiente arricchito, con ruote e scivoli per giocare - precisa - sviluppano attività mnemoniche maggiori, che a loro volta provocano un aumento funzionale delle connessioni sinaptiche nel cervello".
La corrispondenza tra dimensioni dell'ippocampo e miglioramento della memoria è stata del resto dimostrata più volte: gli ultimi a fare uno studio ad hoc, pubblicato su Hippocampus, sono stati i ricercatori delle università americane dell'Illinois e Pittsburgh, che hanno scoperto che gli adulti fisicamente più sani tendono ad avere l'ippocampo anteriore più sviluppato di circa il 40% rispetto ai loro coetanei meno in forma.
Un altro studio del Max Planck Institute di Friburgo, in Germania, pubblicato su Cell Stem Cell, ha anche dimostrato che l'attività fisica protegge la memoria perché migliora l'efficienza vascolare, favorendo l'elasticità e l'apertura delle arterie e quindi la buona circolazione del sangue. I ricercatori tedeschi hanno anche sottolineato che esiste un effetto protettivo neurochimico, dato che l'esercizio libera dei neurotrasmettitori cerebrali che agiscono su attenzione e tono dell'umore, migliorando il funzionamento dei circuiti nervosi cerebrali. I pigri insomma non hanno più scuse: meno cruciverba e più movimento.

http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2011/02/03/news/camminare_rafforza_la_memoria-12023668/

BENESSERE Sport, il parco batte la palestra L'aria aperta allevia lo stress

Secondo una ricerca inglese per ottenere il massimo del risultato da una sessione di esercizi è meglio allenarsi immersi nel verde. L'analisi ha incrociato i dati di undici studi sull'argomento: chi preferisce la natura ha più energia e buonumore di ADELE SARNO

ROMA - Aiuta a combattere l'ansia, dona energia e buonumore. Lo sport è un toccasana ma, per ottenere il massimo del risultato da una sessione di esercizi è meglio allenarsi all'aria aperta che in palestra. La conferma sugli indiscussi benefici dell'attività fisica arriva da ricerca inglese pubblicata su Environmental Science and Technology'. Con un po' di movimento si scarica la tensione muscolare, che dà una sensazione di malessere al soggetto, e si stimola la produzione di endorfine, i cosiddetti ormoni della felicità, che promuovono una sensazione di benessere per il corpo e per la mente. Ma, dopo aver analizzato e incrociato i dati di undici studi sull'argomento, gli esperti non hanno dubbi e aggiungono: le persone che preferiscono il parco al tapis roulant possono beneficiare maggiormente degli indiscussi effetti positivi del movimento. Per verificare se per la mente fosse meglio l'allenamento del corpo all'aria aperta, immerso nella natura, o quello indoor, 'stipato' nelle sale delle palestre, gli esperti del Peninsula College of Medicine and Dentistry di Plymouth hanno preso in esame undici trial già pubblicati sull'argomento. In totale i risultati riguardavano 833 adulti. Dagli esami effettuati è emerso che, a confronto con lo sport praticato al chiuso, l'attività fisica all'aria aperta dona una maggiore sensazione di 'rivitalizzazione', più energia e buon umore e contribuisce a ridurre ansia, depressione, tensione e rabbia. I partecipanti inoltre si sono detti soddisfatti e divertiti, l'attività fisica all'aperto li invogliava anche a ripetere l'esperienza.
"Sapevamo che fare movimento immersi nella natura fa bene - dice Jo-Thompson Coon, uno degli autori della ricerca - ma ci hanno stupito gli effetti sull'ansia e la depressione. Le ricadute positive sull'umore sono massime quando lo sport è praticato all'aria aperta e in un ambiente vitale, probabilmente anche grazie agli effetti positivi della socializzazione". Comprendere ancor meglio questo collegamento, dicono gli esperti, può anche aiutare in futuro a studiare e sperimentare nuove terapie contro due delle emergenze sanitarie mondiali: l'obesità e la depressione. "Il 75% degli europei - dice il professor Michael Depledge, coordinatore del team che ha portato avanti lo studio - vive in ambienti urbani e alla luce dei risultati ottenuti da questo studio è bene che imparino a riappropriarsi del loro rapporto con la natura, sfruttando ad esempio le zone verdi delle loro città". Un'idea, suggerisce il rapporto, è di attuare programmi come la green gym o la blue gym, ovvero interventi medici innovativi, non molto di moda in Italia, che includono esercizio all'aperto come parte integrante di trattamenti olistici per chi soffre di depressione e simili disturbi psicologici. Una specie di ginnastica a contatto con Madre Natura: vangare, zappare, rastrellare foglie secche e erba tagliata. In particolare la Green Gym, secondo uno studio recente della Oxford Brookes University, oltre che fare bene alla salute, alla respirazione e a tutto il sistema cardiocircolatorio e muscolare, incide in modo positivo anche sullo stato mentale, allontanando, appunto, la depressione. E, concludono i ricercatori, per stare meglio basterebbe 'allenarsi' una volta a settimana.

font:http://www.repubblica.it/salute/forma-e-bellezza/2011/02/08/news/outodoor_palestra-12109737/

ATTUALITA' Teenager stregati dall'alcol il primo bicchiere a 14 anni

Indagine Doxa. Gli adulti sono più moderati e sobri. Fra i giovanissimi il bere "da sballo" è una moda che non passa. Le donne lo fanno meno dei maschi, eppure i loro consumi sono in aumento

ROMA - Moderati. Più attenti alla qualità. Un po' più sobri. Gli italiani bevono meno ma bevono meglio. Almeno gli adulti, perché scendendo d'età no, le cose si complicano, l'alcol tra i giovanissimi è sempre più diffuso, e il bere "da sballo" è una moda che non passa. E poi ci sono le donne: bevono assai meno dei maschi, eppure i loro consumi sono in aumento, in particolare tra le under venti, con un fenomeno ancora tutto da raccontare e da capire. È una geografia in chiaroscuro quella che emerge dalla sesta indagine Doxa su "Gli italiani e l'alcol" condotta in collaborazione con l'Osservatorio Permanente sui Giovani e Alcol.Un'inchiesta a tutto campo su un campione di oltre duemila persone di ogni fascia d'età, a partire dai 13 anni, e con particolare attenzione ai teenager, quella parte di mondo ancora fragile e a rischio. E dai risultati emerge che globalmente nel nostro paese si beve di meno, esiste anzi una vera e propria fetta di "astemi" (il 10% della popolazione maschile e il 20% di quella femminile), ossia un italiano su cinque che non tocca mai una goccia né di vino, né di birra, né di liquori. Il vino però resta ben saldo in testa alle classifiche delle bevande alcoliche scelte dagli italiani, che continuano (per fortuna) ad utilizzarlo nei pasti nell'84% dei casi. Anche se la vera rivoluzione del bere è rappresentato dall'ascesa, anno dopo anno più forte, della birra, che conquista "usi e costumi" della vita made in Italy. Un consumo responsabile dunque, ma accanto al quale aumenta, anche, la quota dei comportamenti a rischio. E in particolare, come scrive la ricerca, del fenomeno del "Binge drinking", espressione ormai nota che vuole dire bere fino a stordirsi, ossia buttare giù almeno cinque bicchieri in due ore fuori dai pasti. In particolare il 20,4% dei giovani (13-24 anni) intervistati ha ammesso di aver fatto questa esperienza, contro l'8,6% delle ragazze. Un fenomeno in aumento se si pensa che nel 2005 il dato era del 14,6% per i maschi e del 6,1% per le giovanissime. Da segnalare però, e qui sta il ritratto in chiaroscuro, con aspetti positivi e negativi che si intrecciano, che secondo questa ricerca il primo contatto con l'alcol avviene ancora in famiglia (54% dei casi) e intorno ai quattordici anni, mentre sarebbero davvero rare le esperienze prima dei tredici anni. Una modalità, spiegano i ricercatori "quasi impensabile nei contesti culturali dei paesi nordici", dai quali abbiamo invece importato il Binge drinking.

"È vero c'è una leggera diminuzione di consumatori, ma cresce il numero degli alcoldipendenti", commenta Emanuele Scafato, che dirige l'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità. "Oggi in Italia ci sono 9 milioni di persone che hanno o che potrebbero sviluppare problemi di alcol e anche tra gli adulti il rischio è tornato a crescere. Il punto è fare informazione corretta, spiegare che l'abuso giovanile può portare all'alcolismo, far capire che bere è una responsabilità. Il punto però è vigilare sulla pubblicità, che spesso punta ai giovanissimi dando alla birra, ai superalcolici, quella patente di innocuità, di spensieratezza, che è davvero un messaggio pericoloso. Così come non basta impedire la somministrazione di alcol nei bar ai più giovani, bisognerebbe impedirne anche la vendita nei supermercati... E poi diffondere delle regole semplici e fondamentali, ossia che si deve bere, sempre, durante i pasti, che non ci si deve mettere alla guida dopo aver bevuto, e mai e poi mai si dovrebbe toccare l'alcol prima dei 16 anni. Poche avvertenze che però possono salvare una vita".

font:http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/08/news/giovani_alcol-12190594/

INTER-ROMA 5-3 | Sky HD | Highlights Ampia Sintesi

Magnifica partita a San Siro: i nerazzurri salgono a 44 punti con una gara da recuperare. I gol: la squadra di Leonardo in rete al 3' con Sneijder, pari di Simplicio al 13', poi al 35' Eto' porta nuovamente in vantaggio la squadra di Leonardo. Al 63' ancora il camerunese a segno dagli undici metri per un fallo di Burdisso (espulso) su Pazzini. Al 71' in rete il neo-azzurro Thiago Motta, al 75' a segno Vucinic. All'81 Loria buca Julio Cesar, al 90' Cambiasso chiude i giochi

LA RICERCA Cuore, il tifo può far male "Certe partite davvero un rischio"

Uno studio Usa ha cercato di dare un peso scientifico ai contraccolpi di natura cardiaca che può provocare una particolare sconfitta. I ricercatori hanno calcolato che quando i Rams persero il Super Bowl 1980, a Los Angeles i decessi per infarto aumentarono dal 15 al 27% di ADELE SARNO

ROMA - Non a caso si chiamano partite al cardiopalma. Sono quelle dal finale drammatico, come Milan-Liverpool o Lazio-Inter del 2005. E non a caso si chiama la "squadra del cuore", perché è quella che fa emozionare di più e, nei momenti cruciali, fa aumentare le palpitazioni. Ora uno studio Usa pubblicato su Clinical Cardiology 1 sostiene che lo stress da partitissima abbinato al dolore per la sconfitta è un reale fattore di rischio, come il fumo e il diabete, per la salute del nostro cuore. Cifre alla mano, la ricerca sostiene che quando una squadra incappa in una sconfitta "speciale", tra i suoi tifosi aumentano notevolmente i tassi di mortalità per eventi cardiovascolari. E il rischio riguarda anche le donne, soprattutto se superano i 65 anni. Per dare una misura scientifica all'impatto della sconfitta sul cuore del tifoso, gli studiosi della University of Southern California hanno preso in esame i casi di morte cardiaca nella contea di Los Angeles registrati nelle due settimane che seguirono due storici Super Bowl, la finalissima che ogni anno mette di fronte le due squadre risultati più forti al termine della stagione regolare del football americano. Il primo monitoraggio è stato fatto sul 1980 quando a contendersi il prestigioso anello di campioni c'erano i Los Angeles Rams, la squadra più amata della città, e i Pittsburgh Steelers. Si giocava al Rose Bowl di Pasadena, in California, e i padroni di casa furono sconfitti. Il secondo studio ha preso in esame il post-Super Bowl del 1984, quando, sul campo neutro di Tampa (Florida) i Los Angeles Raiders sconfissero i Washington Redskins. Robert A. Kloner, dell'Heart institute del Good samaritan hospital-keck school of medicine dell'Università della Southern California (Los Angeles), con i suoi colleghi ha analizzato, in quei due periodi, le morti causate da scompenso cardiaco, sia per gli uomini sia per le donne, con un occhio attento rivolto alla popolazione over 65. Il risultato è stato il seguente: rispetto alla media calcolata nei mesi di gennaio e febbraio dei tre anni successivi, nei 14 giorni successivi alla sconfitta del 1980 le morti "cardiache" erano aumentate per entrambi i sessi e più tra gli anziani che fra i giovani. Nel dettaglio, la sconfitta dei Rams a Los Angeles si era tradotta in un aumento del 15% di tutti i decessi per cause cardiocircolatorie tra i maschi e addirittura del 27% tra le donne, mentre fra gli over 65 l'incremento era stato del 22%.
Al contrario, nelle due settimane seguite alla vittoria dei Raiders del 1984 il tasso dei decessi era addirittura sceso rispetto alla media di gennaio e febbraio dei tre anni successivi.
"La scienza ha mappato praticamente tutti i fattori di rischio legati ai disturbi cardiocircolatori cronici - afferma Kloner - come per esempio il fumo, l'obesità, il diabete. Ma questo studio scopre una nuova evidenza: esistono anche fattori di rischio, come il Superbowl appunto, in grado di attivare uno scompenso cardiaco acuto". Medici e pazienti, dice il ricercatore, dovrebbero essere consapevoli del fatto che lo stress da partita provoca una risposta emozionale che può anche scatenare un attacco cardiaco improvviso. Per questo, in certi casi, potrebbe essere necessario seguire programmi di riduzione dello stress o prescrivere farmaci ad hoc. A dare l'idea al team guidato da Kloner è stato uno studio pubblicato nel 2008 sul New England journal of medicine, che aveva riscontrato tassi molto alti di emergenze cardiache in Germania durante la Coppa del Mondo di calcio. "I tifosi - dice il ricercatore - sviluppano un attaccamento emotivo nei confronti della squadra del cuore, che è paragonabile a quello che si prova nei confronti di un familiare. Pensate a come si sente un genitore quando si stressa troppo perché vede il figlio in difficoltà". Insomma, un appassionato sportivo non deve sottovalutare i rischi che corre: il tifoso ha un cuore che non batte per un singolo individuo, ma per un intero team. Una fatica che, come rivela lo studio, a volte è troppo pesante da sostenere.

font:http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2011/02/01/news/la_sconfitta_in_casa_fa_pi_male_al_cuore-11922344/

La vita eterna dell'elettrodomestico adesso è boom anche per l'usato

NEW YORK - Si diceva "usato sicuro" e fino a ieri riguardava soprattutto l'automobile. Ora è molto di più: in America siamo in pieno boom della "ri-manifattura", tutte le grandi industrie si lanciano nel nuovo business, per dare una seconda vita ai loro prodotti.

Telefonini e computer, lavastoviglie e aspirapolvere, fotocopiatrici e televisori: ogni apparecchio vecchio ripassa in fabbrica, lì viene ringiovanito, poi torna sul mercato con tanto di garanzia, e a prezzi scontati. Perfino macchinari molto sofisticati: apparecchiature biomediche per la Tac, scavatrici per lavori edili, locomotrici ferroviarie. È un intero segmento nuovo dell'economia americana: 100 miliardi di dollari all'anno, tanto valgono i prodotti "ri-fabbricati" e messi sul mercato. Mezzo milione di lavoratori americani sono impiegati in questo settore. E non da piccole imprese artigianali. Tutti i colossi dell'industria Usa si sono lanciati in questa nuova vocazione: General Motors, General Electric, Xerox, Kodak, Caterpillar. Oggi l'associazione del settore esce allo scoperto con un'iniziativa di alto profilo, un summit con l'Amministrazione Obama. All'ordine del giorno: come sviluppare ancora di più un'attività che offre benefici evidenti all'ambiente, e alle tasche dei consumatori. Come superare diffidenze e ostacoli che impediscono una diffusione ancora più ampia del "riuso". I problemi non sono tanto sul mercato americano, che è di gran lunga il più avanzato: per una volta rovescia l'immagine del consumismo più vorace e distruttivo del pianeta. I big della "ri-manifattura" lamentano soprattutto gli ostacoli alla loro espansione nel resto del mondo. In molti paesi la legislazione locale traduce un'atavica diffidenza per l'usato: si teme sia scadente, inaffidabile, pericoloso. Il Giappone, con la sua alta tradizione di qualità del servizio al cliente, è uno dei mercati più chiusi verso l'usato. La Cina, già afflitta dalla diffusione della pirateria, quando compra "made in Usa" vuole prodotti nuovi fiammanti. Altri paesi emergenti come il Brasile vietano tassativamente il commercio di apparecchiature mediche usate perché sospettano un tentativo di rifilare ai loro ospedali macchinari di serie B, non all'altezza delle tecnologie più avanzate.
E' su questi pregiudizi che interviene il summit di Washington, tra la coalizione dei 20 big del settore e il Consiglio sulla Competitività che riunisce gli esperti economici di Obama. Impegnando il nome di celebri multinazionali, si vuole sconfiggere il pregiudizio. L'usato, quando viene resuscitato ripassando nella stessa fabbrica che lo ha prodotto la prima volta, può essere altrettanto sicuro ed efficiente del nuovo. La General Electric ha conquistato una tale credibilità negli ospedali americani che l'anno scorso ha venduto 1.500 apparecchi usati per l'ecografia, in aumento del 10%. Per l'Amministrazione Obama la nuova tendenza va incoraggiata: aiuta le fasce di consumatori meno abbienti, perché mette sul mercato apparecchi che possono costare la metà del nuovo; inoltre abbatte i danni ambientali, sia il consumo di energia nella produzione industriale, sia l'accumulazione di "discariche elettroniche" altamente inquinanti. Fino a ieri un altro ostacolo alla diffusione della "ri-manifattura" era l'afflusso di prodotti a bassissimo costo dai paesi emergenti. Soprattutto per certe fasce di apparecchi già a buon mercato - dall'asciuga-capelli al tostapane - il costo del nuovo era sceso talmente in basso da togliere ogni incentivo economico all'usato.
Ora però qualcosa cambia. L'inflazione che colpisce tante materie prime, dal rame all'acciaio, crea un nuovo interesse economico a investire in sistemi che riducono il consumo dei materiali di base. Inoltre entrano in vigore leggi sempre più severe che impongono all'industria di farsi carico della raccolta e trattamento della "spazzatura informatica": un modo per ridurne il costo è rilavorare i prodotti usati anziché condannarli alla discarica. Una sola azienda del Michigan, la ReCellular, l'anno scorso ha venduto cinque milioni di telefonini "rifatti", un incremento del 25% rispetto alle vendite del 2009. Le batterie dei cellulari sono, tra i componenti elettronici, uno dei più nocivi se abbandonati nelle discariche. L'ultimo ostacolo da abbattere, spiegano i big del riuso, sta tutto dentro la testa dei consumatori. Bisogna convincerli a non pretendere di cambiare telefonino ogni due anni, a non ostinarsi a sfoggiare con gli amici l'ultimissimo modello. Questione di status, di mode, e di valori. In fondo, quanti di noi sanno l'età di un aereo al momento in cui s'imbarcano per il volo? Grazie al restyling della cabina, spesso ignoriamo di viaggiare su dei jet che hanno parecchi decenni di servizio sulle spalle, e ci portano a destinazione lo stesso.

font:http://www.repubblica.it/ambiente/2011/01/25/news/elettrodomestici_riuso-11618099/

La rapina peggio riuscita: il video del ladro imbranato

Siamo in Australia, a Frankston. Poco dopo le feste natalizie un giovane ladro decide di rubare in una panetteria ancora chiusa per le vacanze, dotata di un sistema di videosorveglianza

IL CASO Suicida la madre di Isabelle "Non ha retto al rimorso"

Marie Caro si è tolta la vita la settimana scorsa, oggi la notizia diffusa dal marito e padre della modella anoressica scomparsa a novembre, nota per aver prestato la propria immagine a una campagna per la lotta ai disturbi alimentari realizzata da Oliviero Toscani. Il padre: "Mia moglie non ha resistito"

PARIGI - Non ha retto al dolore e, come ha detto il marito, all'"enorme rimorso". E ha scelto di togliersi la vita. Si è suicidata Marie Caro, la madre di Isabelle Caro, la modella francese anoressica morta a 28 anni lo scorso 17 novembre. Si sentiva in colpa, ha spiegato Christian Caro, "per averla fatta ricoverare, perché Isabelle non voleva andare in quell'ospedale". La donna, come ha spiegato l'uomo in un'intervista al quotidiano svizzero 20 Minuten, "si è tolta la vita la settimana scorsa, non riusciva a farsi una ragione della morte di Isabelle, si addossava colpe terribili, in particolare perché aveva consentito che la figlia venisse ricoverata. Insieme avevamo progettato una cappella per lei, adesso diventerà la tomba per mia moglie e mia figlia".
La ragazza era stata ricoverata a novembre presso l'ospedale Bichat, a nord di Parigi, per una grave disidratazione. Soffriva di anoressia dall'età di 13 anni. Subito dopo la sua morte, Christian Caro aveva diffuso un comunicato con il quale accusava di "negligenza" il personale medico dell'ospedale. "Ci avevano detto che le avrebbero fatto delle analisi, ma che c'era bisogno di sedarla. Chiunque, nelle condizioni di Isabelle, non avrebbe dovuto essere sedato, ogni medico dovrebbe saperlo". L'uomo aveva quindi sporto denuncia per omicidio doloso presso la Procura di Parigi.La storia di Isabelle Caro aveva fatto il giro del mondo. Fin da quando la giovane, che soffriva di anoressia, aveva posato nuda nello spot di una campagna di sensibilizzazione sui disturbi alimentari realizzata da Oliviero Toscani nel 2007. Isabelle, alta un metro e sessantacinque, pesava solo 31 chili. La foto aveva destato sensazione e polemiche e il giurì per la pubblicità aveva bloccato il suo utilizzo nella campagna. La ragazza nel 2008 aveva scritto un'autobiografia, The little girl who didn' wanto to get fat, pubblicato in Italia con il titolo La ragazza che non voleva crescere, in cui raccontava di rapporti familiari complessi, con un padre assente e una madre iperprotettiva che la costringeva a rimanere chiusa nella sua stanza, coprendola di giocattoli ed attenzioni, quasi per paura che crescesse.

font: http://www.repubblica.it/persone/2011/01/20/news/madre_isabelle_caro-11442304/

Progetti scuola Pgs

Al via i “Progetti scuola”organizzati dalle Polisportive Giovanili Salesiane di Sicilia. È stato il presidente regionale Maurizio Siragusa, accompagnato dal direttore tecnico Carmelo Pergolizzi, ad inaugurare l’avvio dell’iniziativa condotta nelle scuole primarie delle Fma e dei Salesiani dell’isola con una manifestazione svoltasi sabato 22 gennaio a Palagonia presso l’istituto San Giuseppe. La direttrice dell’Opera sr. Antonella Meli nel suo indirizzo di saluto ha voluto sottolineare l’importanza dello sport inteso come strumento di educazione delle giovani generazioni. Il corso si articolerà su lezioni settimanali di attività motoria nelle varie classi da gennaio a giugno. A coordinare le attività sarà sr. Concetta Migliorisi che si avvarrà della collaborazione dei docenti Franca Ragusa e Valeria Calanducci. In Sicilia sono diverse le iniziative in tal senso promosse dall’Ente di promozione sportiva Pgs. Spiccano particolarmente le attività scolastiche realizzate a Catania presso l’Istituto S. Francesco di Sales e Maria Ausiliatrice e a Palermo al Don Bosco Ranchibile. “L’attività motoria nelle scuole rappresenta senza dubbio il più importante investimento per una necessaria educazione allo sport – afferma il presidente Siragusa – in particolar modo oggi perchè assistiamo, purtroppo, ad un crescente disinteresse alla pratica sportiva fin dall’età dell’adolescenza”. A fine maggio è prevista nell’ambito delle Pigiessiadi, evento di chiusura dell’anno sportivo, una sezione di gare riservate alle rappresentative scolastiche che hanno aderito al progetto nel corso dell’anno. Palagonia, 22 gennaio 2011. Progetto scuola. Nella foto a destra, il Presidente e il Direttore tecnico regionale con i docenti del progetto e le Fma dell’Istituto S. Giuseppe. Nella foto in alto , un momento dell’inaugurazione.

font:http://www.pgssicilia.it/