Follie dal mondo. In moto per l'Himalaia

Trovo sul web e riporto.
Finalmente ho notizie di Gaurav dal Ladakh. Questa è la prima comunicazione che riesce a mandare da quanto è partito e che racconta la prima parte della sua avventura. Gaurav è sulla strada del Changtang, con l’idea di trascorrere l’inverno sull’altopiano abitato più alto e freddo del mondo, per vivere insieme ai nomadi Chang Pa e raccogliere materiale per un nuovo documentario.
Gaurav è partito verso l’Himalaia d’estate, proprio in coincidenza con il terribile alluvione che ha coinvolto anche il Kashmir e il Pakistan, colpendo quasi 14 milioni di persone e del quale, forse troppo presto, ci si è dimenticati.
Ecco la lettera di Gaurav:
22 novembre 2010
Il viaggio del “Motociclista Chang Pa” sarebbe dovuto iniziare nella prima settimana di luglio, ma i fondi raccolti non erano ancora sufficienti. Fortunatamente, poco dopo, la Lemax Jeans si è unita al nostro progetto come sponsor e sostenitore. Appena risolta la questione, però, sono stato male a causa di una brutta infezione batterica e ho potuto lasciare Mumbai solo il 2 settembre.
Per evitare di viaggiare per 1200km in balia dei monsoni, quest’anno particolarmente violenti, ho deciso di trasportare la moto via treno fino a Jaipur, nel deserto del Rajasthan. Mera illusione: ho comunque viaggiato sotto una pioggia battente per i successivi 1000km!
A Darcha, dove comincia la zona desertica in altura, la pioggia è finalmente cessata. Le insolite precipitazioni estive, accompagnate dai detriti dei lavori di allargamento delle corsie, hanno trasformato le strade di montagna in veri e propri percorsi di fango. L’aria, specialmente nelle salite, era satura di odore di dischi frizione surriscaldati e di scarichi di macchine in difficoltà. La vista di veicoli rotti o guasti a bordostrada non era rara e invece di godermi lo scenario della magnifica strada Manali – Leh, sono stato costretto a concentrarmi con attenzione sulla guida.
La Maniali – Leh è come una vecchia amica, ma questa volta il mio passo è stato più lento del solito. La mia nuova videocamera, una Panasonic HMC-150 HD, necessita di accurate regolazioni per un’esposizione corretta, qualcosa che sto imparando lungo la strada. La Canon 550D, una macchina fotografica digitale, è molto più pratica e può anche effettuare riprese in alta definizione. In caso di cattivo tempo, le piccole dimensioni della Canon, aiutano molto, ma, ironicamente, impiego più tempo a girare con la Canon dato che devo usare un registrare audio separato perché registra solo in monofonia. Ad ogni inizio ripresa batto le mani per avere un riferimento per sincronizzare audio e video in post-produzione, una pratica che ho rubato dalle riprese dei film “veri”.
Proteggere l’equipaggiamento dagli elementi e, allo stesso tempo, usarlo per effettuare le riprese in balia delle pessime condizioni atmosferiche è molto difficile, dato che devo preservarlo per la durata di un intero anno. Ad esempio la Canon si è rifiutata di accendersi un paio di volte, alla mattina presto (-15 gradi) e spesso devo bloccare il treppiede con delle pesanti pietre per evitare che il vento se lo porti via.Anche la moto ha avuto qualche problema. Solitamente si comporta come “Loner” [Solitaria], la mia fedele compagnia di tanti viaggi, ma talvolta è capricciosa e problematica, proprio come una Royal Enfield. Tutto questo “divertimento” si accompagna ad altri simpatici fenomeni tipici delle alte quote, come mal di testa e disagio. Per fortuna il forte entusiasmo dell’usare usare questa nuova magnifica attrezzatura e, ancora più importante, di lavorare su un nuovo film mi aiuta a superare tutto. Ad ogni modo, mi sto divertendo!
I tre giorni e mezzo necessari a coprire i 475 chilometri della Manali – Leh impiegati durante le riprese di Riding Solo sono diventati dieci, questa volta. Gran colpa è certo del mal tempo, ma ho voluto girare molte più scene questa volta. Andare veloce non è il mio obiettivo principale e procedere lentamente su questa strada, mi ha insegnato molte cose. Per esempio c’è una vecchia leggenda che vuole che un certo tratto sia “afrodisiaco” e ho scoperto anche un piccolo tempio che custodisce un teschio, dove i camionisti lasciano offerte di cibo, alcool e sigarette.
Sono rimasto sbigottito al mio arrivo a Leh: tutta la regione è stata segnata dalle piogge torrenziali, ma Leh è stata colpita da una serie di veri e propri nubifragi nella notte del 5 agosto ed è stata letteralmente devastata. Ma gli stoici e coriacei Buddisti di Leh, sotto la guida di Sua Santità, il Dalai Lama, hanno tenuto duro e stanno andando avanti.
La sosta a Leh è stata esageratamente lunga a causa di alcuni permessi speciali che ho dovuto richiedere per poter riprendere nel Changthang. Dopo quasi due mesi sono pronto a raggiungere i Chang Pa e a trascorrere il mio primo inverno da nomade, in balia del freddo glaciale del deserto più alto del mondo: il Ladakh.
Voglio ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto e che continuano a supportarci per questo sogno/progetto. Grazie alla Lemax Jeans per aver sponsorizzato il film e alla Nemo Equipment e alla Tucano Urbano rispettivamente per l’attrezzatura da campeggio e da viaggio. L’amabile tenda Tenshi ha funzionato da perfetto scudo contro pioggia e neve. L’attrezzatura Tucano Urbano, i guanti, la borsa da serbatoio, il telo coprimoto , l’antipioggia e, soprattutto, i para ginocchia, mi hanno tenuto al caldo e all’asciutto anche nelle peggiori condizioni.
Vi terremo aggiornati sui nostri progressi ogni paio di mesi, sperando di condividere con voi tutti i dettagli e l’entusiasmo nello sviluppo del nostro nuovo film. A tutti l’augurio di un magnifico anno nuovo!
- Gaurav Jani

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