Preghiere, studio e calcetto il nuovo seminarista è part time. Appartamenti per meditare e servire il prossimo, non più mini fabbriche di preti e suore. L'ultima idea è la canonica dove i giovani vivono assieme per tre mesi all'anno. I ragazzi fanno vita di comunità solo tre giorni la settimana poi tornano a casa di JENNER MELETTI
VIGEVANO - Una lapide, nel lungo corridoio, ricorda che il canonico Antonio Annovazzi, vice rettore del seminario, era "dilectus Deo et hominibus". Busti di monsignori e statue della Madonna. Poi all'improvviso sulle antiche porte appaiono nomi scritti con i pennarelli e fogli con disegni coloratissimi. "Vengono qui i ragazzi del seminario a tempo".Arrivano il mercoledì e restano fino al venerdì. Studiano, pregano, giocano, come si fa in tutti i seminari. Certo, non siamo molti. Anche mettendo assieme i grandi della teologia con quelli del minore non riusciamo a organizzare due squadre di calcio". È un entusiasta, don Luca Pedroli, 40 anni, rettore del seminario di Vigevano dove c'è anche la "comunità a tempo", vale a dire il seminario part time.
"I ragazzi che vengono qui sono seminaristi ma anche ragazzi come gli altri, che vanno alla scuola pubblica, hanno amici e amiche... Non è facile spiegare. Non ci sarebbero problemi, a tornare il seminario di un tempo. Abbiamo tante camere, le aule, le biblioteche, una chiesa e una cappella... Adesso c'è pure la palestra. Ma non vogliamo il seminario di una volta, chiuso all'esterno, con i ragazzini che già in prima media - vede questa fotografia degli anni Trenta? - erano vestiti da preti. Un'istituzione chiusa è pericolosa. Vogliamo che i ragazzi provino una vita di comunità solo tre giorni la settimana e poi tornino a casa loro. Così, con calma, potranno pensare al loro futuro".
Il seminario a metà tempo è una delle risposte alla crisi di vocazioni, non certo aiutata dalle accuse di pedofilia che hanno superato anche le vecchie mura dei seminari. "Gli scandali - dice don Luca Pedroli - ci hanno fatto molto male. Ma bisogna ricordare che i fatti denunciati risalgono quasi tutti a vent'anni fa e già allora tanti vescovi avevano deciso di chiudere il seminario minore. Per abolire i luoghi chiusi, si disse, e anche per dare un ruolo primario alla famiglia. In questi ultimi tempi siamo stati quasi costretti a riaprire queste "comunità a tempo" perché, purtroppo, ci sono troppe famiglie che hanno rinunciato al dovere dell'educazione dei loro figli".
I ruoli sono sempre gli stessi, nel nuovo seminario. Ma nemmeno il rettore è a tempo pieno. Insegna Sacra scrittura ed è anche parroco, il vice rettore è cappellano delle carceri. Risotto, trota e patate in un refettorio diventato troppo grande. Il seminario part time di Vigevano sembra un bambino vestito con gli abiti di un gigante.
"Prendiamo atto della nuova realtà. Le vocazioni sono poche ma forse è un bene. Meglio un prete buono invece di dieci che diano il brutto esempio. Noi abbiamo compreso i nostri limiti. A seguire i nostri ragazzini c'è infatti anche una psicologa per l'accompagnamento umano in quella che resta un'età delicatissima".
Sono ancora 64, i seminari minori sparsi nelle diocesi italiane. Quest'anno è stato chiuso quello di Anagni che era il più importante nel sud del Lazio. Quello di Brescia - lì tre anni fa era stato arrestato il vice rettore, per pedofilia su un quattordicenne - è stato trasferito in una nuova sede, e non accetterà più i ragazzi delle medie inferiori. Il seminario part time (il primo esperimento è iniziato più di dieci anni fa, quasi di nascosto, nella diocesi di Crema) ora è copiato da altri rettori, soprattutto nel nord Italia. L'ultima idea è quella del "seminario sottocasa", che prenderà vita prima di Natale a Como. In ogni Unità pastorale - l'unione di sei, otto, dieci parrocchie - verrà trovata una casa (o canonica) dove i giovani possano ricercare la loro vocazione restando però nel loro paese. "Anche a Brescia - dice don Alessandro Tuccinardi, responsabile dell'Ufficio vocazioni - stiamo preparando due appartamenti, uno per i ragazzi e l'altro per le ragazze, perché possano vivere in comunità per tre mesi, per meditare e servire il prossimo come volontari. Non puntiamo a creare una mini fabbrica di preti o suore: diamo a loro uno spazio perché cerchino di trovare la loro vocazione". I dati ufficiali sui nuovi ingressi nei seminari saranno annunciati solo a febbraio, ma sembra che non ci sia stato un altro crollo, anche perché da anni i numeri sono esigui. "Quasi tutti i giovani - dice don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Cei - entrano in seminario dopo la laurea, o almeno dopo il diploma".
Nel più grande seminario del Sud, al regionale di Molfetta, i seminaristi sono 193, contro i 200 dell'anno scorso. "Ma abbiamo 38 giovani al propedeutico, l'anno che precede l'ingresso vero e proprio, contro i 20 dell'anno scorso". A Venegono, il grande seminario della diocesi milanese, i seminaristi sono 160, contro i 128 del 2005 e i 612 del 1980. "Certo, quando nel 1958 sono entrato io - ricorda il rettore, don Giuseppe Maffi - solo nelle prime medie eravamo in 127, e mille in tutto il seminario. Dal 2002 non abbiamo nessuna domanda per il minore".
"Non solo la Chiesa - dice Luca Diotallevi, docente di sociologia a Roma 3, autore dell'ultima ricerca sui seminari - è in difficoltà quando cerca di avvicinare i giovani. Questo anche per questioni demografiche. Nel 1963, quando i seminari erano ancora pieni, nacquero 1.400.000 bambini. L'anno scorso ne sono nati 450.000, stranieri compresi. Anche l'Esercito, ad esempio, ha dovuto abolire la leva e ora è alla ricerca di forme sempre nuove per agganciare i giovani. Nella Chiesa vedo un rinnovamento ormai diffuso. E tutta la fantasia pastorale è all'opera per pescare nella tradizione della Chiesa - come dice il Vangelo di Matteo - "cose antiche e cose nuove"".
Il seminario a metà tempo è una delle risposte alla crisi di vocazioni, non certo aiutata dalle accuse di pedofilia che hanno superato anche le vecchie mura dei seminari. "Gli scandali - dice don Luca Pedroli - ci hanno fatto molto male. Ma bisogna ricordare che i fatti denunciati risalgono quasi tutti a vent'anni fa e già allora tanti vescovi avevano deciso di chiudere il seminario minore. Per abolire i luoghi chiusi, si disse, e anche per dare un ruolo primario alla famiglia. In questi ultimi tempi siamo stati quasi costretti a riaprire queste "comunità a tempo" perché, purtroppo, ci sono troppe famiglie che hanno rinunciato al dovere dell'educazione dei loro figli".
I ruoli sono sempre gli stessi, nel nuovo seminario. Ma nemmeno il rettore è a tempo pieno. Insegna Sacra scrittura ed è anche parroco, il vice rettore è cappellano delle carceri. Risotto, trota e patate in un refettorio diventato troppo grande. Il seminario part time di Vigevano sembra un bambino vestito con gli abiti di un gigante.
"Prendiamo atto della nuova realtà. Le vocazioni sono poche ma forse è un bene. Meglio un prete buono invece di dieci che diano il brutto esempio. Noi abbiamo compreso i nostri limiti. A seguire i nostri ragazzini c'è infatti anche una psicologa per l'accompagnamento umano in quella che resta un'età delicatissima".
Sono ancora 64, i seminari minori sparsi nelle diocesi italiane. Quest'anno è stato chiuso quello di Anagni che era il più importante nel sud del Lazio. Quello di Brescia - lì tre anni fa era stato arrestato il vice rettore, per pedofilia su un quattordicenne - è stato trasferito in una nuova sede, e non accetterà più i ragazzi delle medie inferiori. Il seminario part time (il primo esperimento è iniziato più di dieci anni fa, quasi di nascosto, nella diocesi di Crema) ora è copiato da altri rettori, soprattutto nel nord Italia. L'ultima idea è quella del "seminario sottocasa", che prenderà vita prima di Natale a Como. In ogni Unità pastorale - l'unione di sei, otto, dieci parrocchie - verrà trovata una casa (o canonica) dove i giovani possano ricercare la loro vocazione restando però nel loro paese. "Anche a Brescia - dice don Alessandro Tuccinardi, responsabile dell'Ufficio vocazioni - stiamo preparando due appartamenti, uno per i ragazzi e l'altro per le ragazze, perché possano vivere in comunità per tre mesi, per meditare e servire il prossimo come volontari. Non puntiamo a creare una mini fabbrica di preti o suore: diamo a loro uno spazio perché cerchino di trovare la loro vocazione". I dati ufficiali sui nuovi ingressi nei seminari saranno annunciati solo a febbraio, ma sembra che non ci sia stato un altro crollo, anche perché da anni i numeri sono esigui. "Quasi tutti i giovani - dice don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Cei - entrano in seminario dopo la laurea, o almeno dopo il diploma".
Nel più grande seminario del Sud, al regionale di Molfetta, i seminaristi sono 193, contro i 200 dell'anno scorso. "Ma abbiamo 38 giovani al propedeutico, l'anno che precede l'ingresso vero e proprio, contro i 20 dell'anno scorso". A Venegono, il grande seminario della diocesi milanese, i seminaristi sono 160, contro i 128 del 2005 e i 612 del 1980. "Certo, quando nel 1958 sono entrato io - ricorda il rettore, don Giuseppe Maffi - solo nelle prime medie eravamo in 127, e mille in tutto il seminario. Dal 2002 non abbiamo nessuna domanda per il minore".
"Non solo la Chiesa - dice Luca Diotallevi, docente di sociologia a Roma 3, autore dell'ultima ricerca sui seminari - è in difficoltà quando cerca di avvicinare i giovani. Questo anche per questioni demografiche. Nel 1963, quando i seminari erano ancora pieni, nacquero 1.400.000 bambini. L'anno scorso ne sono nati 450.000, stranieri compresi. Anche l'Esercito, ad esempio, ha dovuto abolire la leva e ora è alla ricerca di forme sempre nuove per agganciare i giovani. Nella Chiesa vedo un rinnovamento ormai diffuso. E tutta la fantasia pastorale è all'opera per pescare nella tradizione della Chiesa - come dice il Vangelo di Matteo - "cose antiche e cose nuove"".
font:http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/09/news/dio_a_ore-8903614/
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