PORT-AU-PRINCE - Cinque casi di colera sono stati individuati a Port-au-Prince, la capitale haitiana devastata dal terremoto dello scorso gennaio 1, e si teme il propagarsi dell'epidemia 2 che ha già provocato oltre 250 vittime e più di tremila contagi. Una portavoce dell'ufficio di coordinamento degli affari umanitari (Ocha) dell'Onu, Imogen Wall, ha detto che i cinque casi, i primi confermati nella capitale dall'inizio dell'epidemia, sono persone che hanno contratto il morbo nel dipartimento di Artibonite, una delle zone più colpite, e che che poi si sono spostate a Port-au-Prince, dove si sono ammalate e si trovano ora in quarantena. "La diagnosi è stata fatta rapidamente e i malati sono stati isolati", ha detto la portavoce, citando informazioni fornite dalle autorità sanitarie haitiane. "Questo non è un nuovo focolaio di infezione".
La portavoce umanitaria dell'Onu ha affermato che la situazione è "molto proeccupante", aggiungendo che è urgente approntare piani di intervento ed essere preparati al peggio. Wall ha comunque precisato che le autorità sanitare haitiane stanno lavorando per evitare il colera continui a diffondersi nella capitale. Aumentate le misure di prevenzione e di controllo a Port-au-Prince, dove centinaia di persone vivono in squallide baraccopoli e oltre un milione di sopravissuti al terremoto del 12 gennaio sono ammassati in tendopoli di fortuna. Una popolazione particolarmente vulnerabile a infezioni intestinali e malattie come il colera e la cui situazione è stata definita "pessima" dalla portavoce dell'Onu. Nelle zone più colpite, Artibonite e il Plateau central, dove le autorità stanno tentando di contenere l'epidemia, sono stati diagnosticati oltre 3.000 casi. È questa la seconda, grave emergenza che nel 2010 ha colpito il paese caraibico, uno dei più poveri del mondo, dopo il terremoto di gennaio.
Il colera è apparso la scorsa settimana nel nord del Paese a causa della cattiva qualità dell'acqua potabile. Il focolaio è stato localizzato nell'area di Saint-Marc, nel dipartimento di Artibonite che prende il nome dal fiume che attraversa il centro di Haiti le cui acque, usate dalla popolazione per molte attività quotidiane, sono all'orgine dell'epidemia. Secondo Medici senza frontiere (Msf), l'ospedale locale non è attrezzato per far fronte all'epidemia. Msf ha annunciato che stabilirà un centro per isolare i contagiati.
La portavoce umanitaria dell'Onu ha affermato che la situazione è "molto proeccupante", aggiungendo che è urgente approntare piani di intervento ed essere preparati al peggio. Wall ha comunque precisato che le autorità sanitare haitiane stanno lavorando per evitare il colera continui a diffondersi nella capitale. Aumentate le misure di prevenzione e di controllo a Port-au-Prince, dove centinaia di persone vivono in squallide baraccopoli e oltre un milione di sopravissuti al terremoto del 12 gennaio sono ammassati in tendopoli di fortuna. Una popolazione particolarmente vulnerabile a infezioni intestinali e malattie come il colera e la cui situazione è stata definita "pessima" dalla portavoce dell'Onu. Nelle zone più colpite, Artibonite e il Plateau central, dove le autorità stanno tentando di contenere l'epidemia, sono stati diagnosticati oltre 3.000 casi. È questa la seconda, grave emergenza che nel 2010 ha colpito il paese caraibico, uno dei più poveri del mondo, dopo il terremoto di gennaio.
Il colera è apparso la scorsa settimana nel nord del Paese a causa della cattiva qualità dell'acqua potabile. Il focolaio è stato localizzato nell'area di Saint-Marc, nel dipartimento di Artibonite che prende il nome dal fiume che attraversa il centro di Haiti le cui acque, usate dalla popolazione per molte attività quotidiane, sono all'orgine dell'epidemia. Secondo Medici senza frontiere (Msf), l'ospedale locale non è attrezzato per far fronte all'epidemia. Msf ha annunciato che stabilirà un centro per isolare i contagiati.
http://www.repubblica.it/esteri/2010/10/24/news/haiti_capitale-8387768/
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