Esce l'ultimo dei minatori A San Josè l'incubo è finito

Alle 2.56, ora italiana, fuori il capo squadra Luis Urzua. Ha razionato il cibo nei 70 giorni di "reclusione". Il presidente Pinera: "Sei stato un buon capitano". Poi sigilla il pozzo

MINIERA DI SAN JOSE' (CILE) - "Missione compiuta Cile". Poche parole, ma sufficienti a racchiudere la soddisfazione e il sollievo per un'impresa che resterà nella memoria. Le hanno lasciate a più di settecento metri di profondità, su un piccolo cartello, i sei soccorritori che sono scesi nelle viscere della terra per riportare alla luce i trentatré minatori intrappolati, dal 5 agosto scorso, nella miniera di San José. Un incubo durato 70 giorni, che ha tenuto con il fiato sospeso i minatori, le loro famiglie, il Cile e il mondo intero che, giorno dopo giorno, ha seguito tutti i tentativi fatti per salvare la vita al gruppo dei 'los 33'.
Alle 2.56 (ora italiana) anche Luis Urzua, 54 anni, il capo squadra, ha potuto riabbracciare i suoi cari e ricevere l'applauso delle migliaia di persone che, da più due mesi, aspettavano il lieto fine di una storia che, al momento del crollo della miniera, sembrava essere già finita in tragedia. Invece, grazie alla grandissima mobilitazione e alle forze messe in campo dal Cile, la capsula Fenix, in più di 27 ore di lavoro, ha estratto tutti gli uomini.
Avvolto nella bandiera cilena, Luis Urzua ha ricevuto l'abbraccio del presidente Sebastian Pinera: "Ti sei comportato come un vero capitano - ha detto il presidente al minatore -. Il capitano di una nave, che la lascia per ultimo". Poi, una volta che anche i soccorritori sono riemersi dal tunnel, Pinera ha sigillato il pozzo della miniera, per scrivere, questa volta per sempre e con il sorriso, la parola 'fine' alla vicenda.
"Spero che episodi come questo non si ripetano mai più", ha detto Luis Urzua al presidente cileno. Nato a Vallenar, un villaggio non lontano da San Josè, con una trentina d'anni d'esperienza mineraria, Urzua è stato il capo-turno e leader del gruppo fin dal giorno del crollo, il 5 agosto. È riuscito a imporre l'ordine e la disciplina nel gruppo, fin dai primi giorni di "prigionia", razionando gli alimenti dei quali disponevano i minatori: qualche lattina di tonno, latte e frutta in scatola.
Prima di Urzua, per ultimi, erano usciti Richard Villarroel, Juan Aguilar, Pedro Cortez e Ariel Ticona. Ma, solo dopo l'uscita dei sei soccorritori calati in fondo al giacimento per organizzare la risalita degli operai, il Cile ha potuto andare a dormire sereno. Manuel Gonzalez, tecnico con 20 anni di esperienza nell'affrontare questo tipo di incidenti, è rimasto per circa mezz'ora solo nella cavità sotterranea. Le tv cilene l'hanno definito "l'uomo che ha spento la luce".

font:http://www.repubblica.it/esteri/2010/10/14/news/esce_l_ultimo_dei_minatori_a_san_jos_l_incubo_finito-8030371/

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