Dal centro della Terra all'Everest ecco gi esperimenti off limits

Gli scienziati pensano in grande. E vengono allestiti laboratori in luoghi sempre più impervi e in condizioni difficili. Una rassegna delle prove più estreme. Raccolte anche in un libro uscito negli Usa e in un documentario della Bbc di ELENA DUSI

NON è più tempo di pendoli e palline che rotolano lungo piani inclinati. Oltre al genio, la scienza oggi richiede spirito di avventura. E per raggiungere i loro risultati, i ricercatori scalano montagne, toccano il fondo del mare, si calano in miniere abbandonate o si adattano a temperature antartiche. Gli esperimenti sono sempre più estremi: grandi, complessi, lunghi, costosi e situati in luoghi impervi. Per le loro dimensioni hanno bisogno di centinaia o migliaia di persone. Ne parlano un libro appena uscito negli Usa ("The edge of physics" di Anil Ananthaswamy) e un documentario della Bbc ("World's most extreme science labs"). Sul K2 per esempio, a quota 5.050 metri, 200 scienziati e altrettanti sherpa si alternano nel laboratorio più alto del mondo. Si chiama Piramide e il suo principale organizzatore è il Cnr italiano. Misura inquinamento atmosferico e salute dei ghiacciai. Non disdegna di ripulire il tetto del mondo dai rifiuti degli scalatori. Dal freddo al caldo estremo: vicino a San Francisco, al Lawrence Livermore National Laboratory, tutto è pronto per l'esperimento che ambisce a traghettarci verso l'energia pulita. Una pallina di deuterio e trizio di un paio di millimetri verrà presto bombardata da 192 laser potentissimi. Dovrebbe raggiungere i 100 milioni di gradi, facendo innescare una reazione di fusione nucleare simile a quella del Sole. Si fregano invece le mani per il freddo i responsabili di IceCube, uno dei tanti esperimenti che per cacciare gli ineffabili neutrini va a scegliere i luoghi più scomodi del mondo. Lo scopo è trovare riparo da radiazioni dell'ambiente e raggi cosmici provenienti dallo spazio. Per questo IceCube sta piazzando i suoi sensori a 2mila metri di profondità sotto al ghiaccio antartico, mentre l'osservatorio Nemo, gestito dall'Istituto nazionale di fisica nucleare, ha scelto di andare 3mila metri sotto al mare al largo di Capo Passero, in Sicilia.
Secondo lo stesso principio, in Italia funziona da 30 anni il laboratorio del Gran Sasso, coperto da 1.400 metri di montagna e sul fondo del lago Baikal, a 1.100 metri di profondità, è stato installato un altro telescopio cerca-neutrini. In Ontario, Canada, una miniera esaurita è stata trasformata in centro di ricerche: si chiama Snolab e ha ricavato 2mila metri quadri di laboratorio penetrando due chilometri verso il centro della terra.
Dei raggi cosmici va invece alla ricerca Auger, l'esperimento più vasto del mondo. In 3mila chilometri quadri nella pampa argentina, ai piedi delle Ande, i ricercatori hanno piazzato 1.600 rivelatori che si "accendono" ogni volta che vengono attraversati dalle particelle ad alta energia. Osservando la mappa completa dei rivelatori "illuminati", i fisici possono ricostruire l'andamento della pioggia di raggi cosmici dall'atmosfera fino alla terra.

Scienza estrema e avventura vanno spesso a braccetto. Ma non mancano le eccezioni. Anche se non si è mai spostato dal foyer del dipartimento di fisica dell'università di Brisbane, l'esperimento per misurare la viscosità della pece contando le gocce che cadono da un imbuto ha battuto un suo record. È iniziato nel 1927 e finora le varie generazioni di professori hanno registrato sui loro taccuini 8 gocce. L'ultima è caduta nel 2000 e la trepidazione è alta: da un momento all'altro si attende la prossima.

font:http://www.repubblica.it/scienze/2010/07/01/news/esperimenti_estremi-5294039/

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