Il plantigrado dello zoo di Berlino, famoso in tutto il mondo, resta di nuovo solo: abbandonato dalla madre alla nascita, ha dovuto sopportare la morte del suo allevatore, e adesso gli tolgono anche la compagna con cui viveva da un anno
BERLINO - Knut, o della sindrome da abbandono. Prima, la madre naturale, poi il papà "umano" che lo ha fatto crescere, adesso la compagna. Riuscirà il giovane plantigrado ad amare ancora, o si rassegnerà alla sorte crudele che lo ha destinato a perdere gli affetti più cari? Negli ultimi quattro anni, la storia dell'orso bianco dello zoo di Berlino ha appassionato migliaia di persone in tutto il mondo. Da quando, cucciolo, fu messo da parte dalla madre naturale e allevato da Thomas Doerflein, un addetto del giardino zoologico che fu designato come suo "tutor", e quelle foto dell'uomo col batuffolo fecero il giro del pianeta. Poi, il 22 settembre del 2008, Doerflein morì per un attacco di cuore, a 44 anni. E Knut si ritrovò solo un'altra volta.
L'anno scorso, una piacevole sorpresa. A Knut venne affiancata una femmina. Giovanna, un'orsa di tre anni, in trasferta dallo zoo di Monaco, all'epoca in fase di ristrutturazione. Giovanna fu ospitata nel recinto di Knut e quella decisione rappresentò un po' anche una prova, un tentativo, la speranza che potesse scoccare una scintilla in vista di un possibile, futuro accoppiamento fra di due, giudicati tuttavia dagli esperti "ancora non maturi" per quelle cose là. E adesso che ormai la convivenza si era trasformata in affiatamento, pure Giovanna se ne va. Torna a casa sua.
Ma non è finita. Il povero Knut aveva rischiato di perdere anche qualcos'altro. Perché a primavera si è molto dibattuto sulla possibilità di sottoporlo a un intervento di castrazione. All'epoca Giovanna era ancora accanto a lui, e poiché condividono lo stesso nonno, il rischio di un accoppiamento avrebbe potuto comportare conseguenze negative. Perfino gli animalisti della Peta tedesca si erano schierati dalla parte della castrazione, "unica soluzione per una convivenza duratura fra Knut e Giovanna", aveva sostenuto Frank Albrecht del People for ethical treatment of animal. Ma la prospettiva aveva suscitato proteste fra i visitatori dello zoo.
Ora, il problema non si pone più perché Giovanna se ne va. A Knut restano la fama, una copertina di Vanity Fair dedicata, le visite delle star del cinema, gli scampoli di quella che, all'epoca, fu definita una vera e propria "Knutmania", i suoi cento chili di peso. Ma l'amore no.
L'anno scorso, una piacevole sorpresa. A Knut venne affiancata una femmina. Giovanna, un'orsa di tre anni, in trasferta dallo zoo di Monaco, all'epoca in fase di ristrutturazione. Giovanna fu ospitata nel recinto di Knut e quella decisione rappresentò un po' anche una prova, un tentativo, la speranza che potesse scoccare una scintilla in vista di un possibile, futuro accoppiamento fra di due, giudicati tuttavia dagli esperti "ancora non maturi" per quelle cose là. E adesso che ormai la convivenza si era trasformata in affiatamento, pure Giovanna se ne va. Torna a casa sua.
Ma non è finita. Il povero Knut aveva rischiato di perdere anche qualcos'altro. Perché a primavera si è molto dibattuto sulla possibilità di sottoporlo a un intervento di castrazione. All'epoca Giovanna era ancora accanto a lui, e poiché condividono lo stesso nonno, il rischio di un accoppiamento avrebbe potuto comportare conseguenze negative. Perfino gli animalisti della Peta tedesca si erano schierati dalla parte della castrazione, "unica soluzione per una convivenza duratura fra Knut e Giovanna", aveva sostenuto Frank Albrecht del People for ethical treatment of animal. Ma la prospettiva aveva suscitato proteste fra i visitatori dello zoo.
Ora, il problema non si pone più perché Giovanna se ne va. A Knut restano la fama, una copertina di Vanity Fair dedicata, le visite delle star del cinema, gli scampoli di quella che, all'epoca, fu definita una vera e propria "Knutmania", i suoi cento chili di peso. Ma l'amore no.
font:http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/26/news/orso_knut-5842987/
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