L'autorevole pagella di Qs World University Rankings, giunta alla settima edizione, premia sempre gli istituti di Usa e Gran Bretagna, che a sorpresa quest'anno si piazza al primo posto assoluto. Italia da metà classifica, con l'Alma Mater di Bologna in testa e la Sapienza che recupera posizioni
di MANUEL MASSIMO
Molte conferme e qualche sorpresa, a cominciare dalla vetta: per la prima volta un ateneo britannico (Cambridge) sale sul gradino più alto del podio, rubando lo scettro di migliore università del mondo alla statunitense Harvard, che scende al secondo posto. La classifica QS World University Rankings, realizzata da Quacquarelli Symonds e giunta quest'anno alla sua settima edizione, censisce le più importanti istituzioni accademiche di tutto il mondo e, per farlo, tiene conto di indicatori oggettivi - che misurano soprattutto la qualità della ricerca prodotta e l'occupabilità dei laureati - combinandoli con sondaggi d'opinione somministrati a leader universitari e recruiter aziendali: insomma, una vera e propria carta d'identità per ciascun ateneo, che tiene conto anche della sua "buona reputazione" dentro e fuori dalle mura accademiche.
Una peculiarità sottolineata anche da Ben Sowter, responsabile ricerca di QS: "A differenza di altri ranking che si basano principalmente sugli indicatori statistici della ricerca universitaria, QS tiene conto anche delle più aggiornate opinioni di accademici e recruiter, il cui punto di vista è particolarmente rilevante per studenti e genitori. Il QS rankings rispecchia l'ambiente altamente competitivo della formazione terziaria e universitaria globale: anche le migliori università al mondo devono continuamente privilegiare scelte di qualità in ogni campo per mantenere la propria posizione".
La Top Ten. Gli unici due paesi rappresentati nelle prime dieci posizioni della classifica accademica sono ancora una volta Gran Bretagna e Stati Uniti: nessuna new entry, rispetto allo scorso anno sono semplicemente cambiate le posizioni ma gli atenei "super" sono sempre quelli. Cambio al vertice, con Cambridge che sale in vetta e Harvard che scende in seconda posizione. Al terzo posto si conferma l'università di Yale, al quarto l'UCL (University College London). Ottimo risultato per il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston che sale dalla nona alla quinta posizione confermando l'ottimo trend delle università tecnologiche, tutte in ascesa in classifica. Nella seconda parte delle eccellenze figurano Oxford, Imperial College London, l'università di Chicago, la Caltech (California Institute of Technology) e Princeton.
Italia da metà classifica. La miglior performance nostrana è quella dell'Alma Mater di Bologna che, pur perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno, si piazza al 176° posto in classifica. Segue la Sapienza di Roma che, recuperando ben 15 posizioni, sale al 190° posto e rientra nella top 200. Gli altri atenei italiani sono tutti nella seconda metà della top 500: Padova (261°), Politecnico di Milano (295°), Pisa (300°), Firenze (328°), Pavia (363°). Chiudono oltre il quattrocentesimo posto le università di Trento, Trieste, Roma Tor Vergata, Federico II di Napoli; oltre il quattrocentocinquantesimo il Politecnico di Torino, l'ateneo di Siena, l'università di Torino e la Statale di Milano. Comunque, rispetto alla precedente rilevazione, dieci università italiane su quindici hanno migliorato la loro posizione in classifica. Magra consolazione.
Settori disciplinari. Per ciascuno dei cinque settori disciplinari individuati sono state realizzate apposite sottoclassifiche, per stabilire le diverse leadership in ambiti specifici. In campo artistico/umanistico Oxford prevale su Cambridge e Harvard (per l'Italia al top c'è Bologna, che sale dal 51° al 46° posto); in ambito tecnologico podio interamente Usa con Mit su tutti, seguito da Stanford e Berkeley (il Politecnico di Milano, al 63° posto, rappresenta l'eccellenza italiana); nel campo biomedico vince Harvard, seguita da Cambridge e Oxford (prima italiana è la Statale di Milano al 144° posto). Per le scienze naturali stesso terzetto di testa, ma in diverso ordine: Cambridge, Harvard e Oxford e un buon piazzamento per la Sapienza di Roma, prima italiana, al 30° posto. Infine, per le scienze sociali, ancora Harvard-Oxford-Cambridge in testa; l'eccellenza italiana in questo caso è rappresentata da una blasonata università privata: al 48° posto c'è la Bocconi di Milano.
Una peculiarità sottolineata anche da Ben Sowter, responsabile ricerca di QS: "A differenza di altri ranking che si basano principalmente sugli indicatori statistici della ricerca universitaria, QS tiene conto anche delle più aggiornate opinioni di accademici e recruiter, il cui punto di vista è particolarmente rilevante per studenti e genitori. Il QS rankings rispecchia l'ambiente altamente competitivo della formazione terziaria e universitaria globale: anche le migliori università al mondo devono continuamente privilegiare scelte di qualità in ogni campo per mantenere la propria posizione".
La Top Ten. Gli unici due paesi rappresentati nelle prime dieci posizioni della classifica accademica sono ancora una volta Gran Bretagna e Stati Uniti: nessuna new entry, rispetto allo scorso anno sono semplicemente cambiate le posizioni ma gli atenei "super" sono sempre quelli. Cambio al vertice, con Cambridge che sale in vetta e Harvard che scende in seconda posizione. Al terzo posto si conferma l'università di Yale, al quarto l'UCL (University College London). Ottimo risultato per il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston che sale dalla nona alla quinta posizione confermando l'ottimo trend delle università tecnologiche, tutte in ascesa in classifica. Nella seconda parte delle eccellenze figurano Oxford, Imperial College London, l'università di Chicago, la Caltech (California Institute of Technology) e Princeton.
Italia da metà classifica. La miglior performance nostrana è quella dell'Alma Mater di Bologna che, pur perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno, si piazza al 176° posto in classifica. Segue la Sapienza di Roma che, recuperando ben 15 posizioni, sale al 190° posto e rientra nella top 200. Gli altri atenei italiani sono tutti nella seconda metà della top 500: Padova (261°), Politecnico di Milano (295°), Pisa (300°), Firenze (328°), Pavia (363°). Chiudono oltre il quattrocentesimo posto le università di Trento, Trieste, Roma Tor Vergata, Federico II di Napoli; oltre il quattrocentocinquantesimo il Politecnico di Torino, l'ateneo di Siena, l'università di Torino e la Statale di Milano. Comunque, rispetto alla precedente rilevazione, dieci università italiane su quindici hanno migliorato la loro posizione in classifica. Magra consolazione.
Settori disciplinari. Per ciascuno dei cinque settori disciplinari individuati sono state realizzate apposite sottoclassifiche, per stabilire le diverse leadership in ambiti specifici. In campo artistico/umanistico Oxford prevale su Cambridge e Harvard (per l'Italia al top c'è Bologna, che sale dal 51° al 46° posto); in ambito tecnologico podio interamente Usa con Mit su tutti, seguito da Stanford e Berkeley (il Politecnico di Milano, al 63° posto, rappresenta l'eccellenza italiana); nel campo biomedico vince Harvard, seguita da Cambridge e Oxford (prima italiana è la Statale di Milano al 144° posto). Per le scienze naturali stesso terzetto di testa, ma in diverso ordine: Cambridge, Harvard e Oxford e un buon piazzamento per la Sapienza di Roma, prima italiana, al 30° posto. Infine, per le scienze sociali, ancora Harvard-Oxford-Cambridge in testa; l'eccellenza italiana in questo caso è rappresentata da una blasonata università privata: al 48° posto c'è la Bocconi di Milano.
font: http://www.repubblica.it/scuola/2010/09/08/news/classifica_universit-6849659/
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